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Channel: Un tè con Jane Austen
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Il nome di Jane diventò pubblico una sola volta...

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...nel corso della sua vita, su un libro che non fu scritto da lei ma da un'altra scrittrice.
Questa storia curiosa ma emblematica della vita di Jane Austen è poco conosciuta ed oggi mi piace ricordarla qui per sottolineare quanto grande fosse l'amore di Jane nei confronti della scrittura e delle donne scrittrici, in ogni momento della sua pur breve vita.

Sappiamo che Jane Austen pubblicò tutti i suoi romanzi in forma anonima. Ne ho già chiacchierato in questa sala da tè sottolineando come questo dipendesse, da un lato, dalla sua volontà e dal suo carattere certamente schivo di fronte alla notorietà ma anche, dall'altro, da un forte condizionamento sociale che all'epoca di fatto impediva alle donne di essere personaggi pubblici, di esporsi al di fuori della cerchia familiare e di conoscenze dirette, di sfuggire al controllo della società patriarcale e, ad esempio, firmare con il proprio nome un libro (e, più in generale, di decidere autonomamente della propria vita).



By a Ladyè l'unico indizio reperibile sul frontespizio del primo romanzo pubblicato, Sense and Sensibility (Ragione e Sentimento). E i successivi romanzi faranno sempre riferimento a quelli che li precede con la formula By the author of.
Eppure, il nome di Jane Austen fu stampato a chiare lettere su una pagina di un libro una volta sola, anche se si trattò del libro di qualcun'altra - ma illustre ed amiratissima. 
Ed è di questo evento fondamentale nonché carico di significati e retroscena importanti che oggi vorrei chiacchierare in vostra compagnia.






Jane ebbe la fortuna di nascere in una famiglia numerosa con un grande amore per la lettura, la scrittura e tutto quanto avesse a che fare con l'espressione verbale. Nella canonica di Steventon, gli Austen erano soliti leggere libri ad alta voce, animare le serate con piccole messe in scena, recitando anche brani scritti da alcuni di loro, Jane compresa. 
Che cosa dovevano essere le loro serate, i loro pomeriggi di pioggia o anche quelli di sole, in un tale fermento letterario!

Tra i libri che Jane e la sua famiglia amavano di più c'erano quelli di una scrittrice, Frances "Fanny" Burney.
Sì, l'avete già sentita nominare anche se forse non la conoscete e non avete mai letto i suoi romanzi.
Infatti, questa autrice insieme alle sue opere è tra le citazioni più frequenti nelle lettere di Jane.
Non solo: in Nothanger Abbey (L'Abbazia di Northenger), la giovane Catherine Morland, divoratrice di opere appartenenti al nuovo e ancora bistrattato genere letterario, il romanzo, deve sopportare che lo spocchioso Mr Thorpe faccia a pezzi questo genere e questa autrice:


[...] stavo pensando a quell'altro stupido libro, scritto da quella donna che ha provocato tanto chiasso, quella che si è sposata con l'emigrante francese.
(il riferimento è al marito di Fanny Burney, il generale Alexandre D'Arblay, fuggito dalla Francia dopo la rivoluzione, e il libro è "Camilla")
e la stessa autrice, Jane Austen, nel capitolo 5 fa una divertente e graffiante apologia dei novels elencando apertamente quelli che forse ama di più:
EN: "And what are you reading, Miss — ?" "Oh! It is only a novel!" replies the young lady, while she lays down her book with affected indifference, or momentary shame. "It is only Cecilia, or Camilla, or Belinda"
IT: "E che cosa state leggendo signorina?" "Oh! È solo un romanzo!" risponde lei, mentre posa il suo libro con affettata indifferenza, o con momentanea vergogna. "È solo Cecilia, o Camilla, o Belinda"
I primi due sono di Fanny Burney.

Frances "Fanny" Burney D'Arblay (National Portrait Gallery)

Nata nel 1752, è figlia di un musicologo e letterato eminente, Dr Charles Burney, un uomo liberale che educa tutti i suoi figli in un ambiente intellettualmente vivace. Già all'età di dieci anni la piccola Burney scrive assiduamente (ci ricorda qualcuno?...). E mentre le sue sorelle più grandi sono inviate a Parigi per completare la loro educazione, lei si tuffa nei tanti libri della biblioteca di famiglia...
Scrivere per lei diventa presto naturale come respirare - e di certo questa passione traspare dai suoi scritti, e non a caso cattura il cuore e la mente della giovane Jane, librovora irrefrenabile.

I tre volumi e un'illustrazione di Evelina


Il primo libro di Fanny Burney, Evelina, or the History of a Young Lady's Entrance into the World, è pubblicato nel 1778 (tre anni dopo la nascita di Jane Austen) rigorosamente anonimo, e diventa subito un enorme successo, per di più duraturo. 
Come era usuale all'epoca, i nomi dei veri autori circolano facilmente grazie al passaparola e presto si viene a sapere che l'autrice di questo strepitoso romanzo è lei. Il secondo romanzo, Cecilia, Memoirs of an heiress  (sul frontespizio: By the author of Evelina) del 1782, è nuovamente un grande successo, anche di critica.
Ma il guadagno è esiguo.
Avendo la necessità di aumentare le entrate familiari (nel frattempo, infatti, si è sposata ed ha avuto un figlio), Fanny prende unì'importante decisione.
Per il terzo romanzo, Camilla, a Picture of Youth, diventa imprenditrice di se stessa e sceglie di guadagnare direttamente il denaro proveniente dalla sua abilità di scrittrice utilizzando un metodo molto diffuso all'epoca, la sottoscrizione: ogni sostenitore dovrà inviare mezza ghinea per finanziare l'opera.
Grazie alla sua fama consolidata, Fanny raccoglie oltre un migliaio di sterline, una somma davvero enorme.

E' il 1795 e Jane, ormai ventenne e sua grande ammiratrice, non si sottrae a questo invito, prendendo dalla propria piccola rendita il denaro necessario. Il libro esce l'anno successivo, comprensivo di lista dei sottoscrittori.
Ed eccolo qui il nome di Jane Austen, sulla pagina a sinistra, il decimo nome della lista: Miss J. Austen, Steventon.

Miss J. Austen, Steventon

Questo dettaglio, apparentemente insignificante, ci racconta della ventenne Jane molte cose: non solo che adorava leggere, amava i romanzi, la sua palestra letteraria era piena di questi libri, soprattutto quelli di Fanny Burney, di Maria Edgeworth e naturalmente di Ann Radcliffe; ma anche che questo amore, che esprimeva nella scrittura, era tale da spingerla ad impegnarsi a sostenere concretamente il lavoro di una di queste autrici, Fanny Burney appunto.

Forse già in questa occasione, in cui compì un piccolo grande gesto di indipendenza, Jane maturò l'idea che anche una donna potesse vivere della sua penna, e si diede da fare perché una scrittrice da lei tanto ammirata potesse farlo. Jane, futura scrittrice pubblicata, sostenne pubblicamente la letteratura al femminile. E così facendo, sostenne il diritto per sé e per tutte le altre di scegliere autonomamente questa strada.

da http://janeaustenshousemuseumblog.com/

Il prossimo tè delle cinque continueremo a scoprire Fanny Burney ed il suo ruolo nella vita e nell'arte di Jane Austen.
Ci divertiremo in compagnia della dolce protagonista del primo libro di Fanny Burney, Evelina, una storia frizzante scritta con un ritmo ed un'ironia che vi conquisteranno come hanno conquistato me.
Dopodiché, ci immergeremo in Cecilia, il suo secondo romanzo, che sarebbe ispiratore del titolo scelto da Jane per ribattezzare il suo First Impressions, cioè Pride and Prejudice. Un ottimo modo per ricordare ancora una volta il Bicentenario di quest'anno.

Non mancate ai prossimi due tè delle cinque, dunque, perché scopriremo il terreno rigoglioso sul quale è germogliato il genio della giovane Jane, divoratrice di romanzi ed appassionata narratrice ella stessa.

Per saperne di più
☞  Il nome mio nessun saprà, il tè delle cinque dedicato all'anonimato di Jane Austen e delle altre donne scrittrici
☞  Pride & Prejudice, di Megan Mulder della Z. Smith Reynolds Library, l'articolo in cui si parla di questa sottoscrizione, in versione originale oppure in italiano sul sito della JASIT

Nota
☞  La traduzione italiana dei brani citati è di Giuseppe Ierolli.


Dallo scaffale di Jane: Evelina, di Fanny Burney

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Leggere i libri che Jane Austen leggeva ha vantaggi molteplici, che vanno al di là del puro piacere di leggere, vantaggioso in se stesso: permette di farsi un'idea del panorama editoriale e letterario dell'epoca nonché della formazione della sensibilità narrativa della Jane giovane lettrice e scrittrice.
Perciò, dopo I misteri di Udolpho di Ann Radcliffe (autrice di cui avevo già letto, tanti anni fa, Romanzo Siciliano), mi sono imbarcata nell'esplorazione di un'altra scrittrice particolarmente amata e citata da Miss Austen: Frances "Fanny" Burney (13 giugno 1752 – 6 gennaio 1840). 
In successione, ho letto Evelina, il suo primo romanzo, un grandissimo successo dell'epoca, e Cecilia, il secondo romanzo, strettamente legato a Pride and Prejudice proprio per la scelta del titolo (anche se non ne abbiamo alcuna prova certa), di cui parleremo nel prossimo tè delle cinque. Ben presto inizierò il terzo romanzo, Camilla, quello per il quale la stessa Jane, ventenne, scelse di sottoscrivere pubblicamente la raccolta di denaro utile a finanziarlo (per saperne di più, si veda il link al post in fondo alla pagina).

Oggi vi invito ad accompagnare il nostro tè con il primo romanzo di Fanny Burney, Evelina, or The History of a Young Lady’s Entrance into the World, provando ad immaginarci nella stessa situazione in cui molto probabilmente si trovò una giovanissima Jane Austen quando lo lesse la prima volta, cioè seduti nella drawing room della canonica di Steventon con la numerosa e vivace famiglia Austen, tutti intenti in un'appassionante lettura da alta voce.
Non saremo lontani dalla verità perché, grazie ai Memoir familiari, sappiamo che questa era un'abitudine consolidata del clan Austen e che Jane aveva una bella voce nonché la capacità di vivacizzare la lettura. Riuscite a vederli mentre ascoltano Jane e magari commentano il testo insieme a lei, proprio come faremmo noi nei nostri gruppi di lettura?...



Frances "Fanny" Burney D'Arblay (National Portrait Gallery)

Che donna quietamente ma pericolosamente coraggiosa, questa Fanny Burney!
In un'epoca in cui ad una donna non si richiedeva alcuna cultura, né tanto meno opinioni o personalità, poiché le bastava essere come natura crea, cioè una potenziale madre di famiglia, Fanny scriveva forsennatamente fin dalla più tenera età. Per di più, in un'epoca in cui a chiunque volesse darsi un tono di superiorità letteraria bastava denigrare altezzosamente l'ultimo romanzo alla moda, questa donna scriveva proprio romanzi!
Per carità, un romanzo poteva essere tollerato (per quanto con una dose abbondante di generosa condiscendenza maschile) solo nel caso in cui il suo contenuto fosse stato ritenuto edificante – ovviamente, per le menti femminili, unico pubblico di creature umane da addomesticare al quale un romanzo avrebbe potuto essere destinato. Ma non era questo il genere di storia che Fanny desiderava lasciare fluire dalla sua penna...
Dal suo scribacchiare segreto, da congiurata solitaria, da questi suoi “scriblings” (scribbles sono gli scarabocchi) come li definiva lei stessa, nel 1778 nacque un irresistibile successo editoriale dell'epoca, Evelina, or The History of a Young Lady’s Entrance into the World.

Com'era consuetudine per una donna, il libro fu pubblicato anonimamente nel gennaio del 1778 ma già nel mese di giugno non c'era persona che non ne parlasse o lo paragonasse addirittura alle opere dei famosi, riveriti e pubblici  Henry Fielding e Samuel Richardson. 
(Quali emozioni dovevano provare queste donne improvvisamente famose per il loro cervello ma condannate a gioirne solo in minima parte e in gran segreto!)
Jane Austen ha solo due anni quando il romanzo esce ma ha modo di conoscerlo  alcuni anni più tardi, grazie alla famiglia di appassionati lettori in cui ha la fortuna di crescere. Posso immaginarmela mentre, intenta a leggere le vicende rocambolesche di questa ereditiera nell'alta società londinese, la futura geniale creatrice di tipi psicologici e sociali e di intrecci originali ed appassionanti assorbe tutti gli insegnamenti di questa mirabile maestra, grazie ad un cervello già finissimo e assetato di letteratura intrisa di realtà!

Ebbene, che cosa possiede questa Evelinaper conquistare così Jane Austen? Per sbaragliare le opere di concorrenti affermati (e maschi) e conquistare il cuore e la mente di un pubblico così vasto e fedele? Per far guadagnare alla sua creatrice il ruolo di “the mother of English fiction”, la madre della narrativa inglese (Virginia Woolf, in una recensione scritta sul Times Literary Supplement, 17 ottobre 1918)?


Brevemente,  Evelina, or The History of a Young Lady’s Entrance into the World è un romanzo di formazione per brave fanciulle, in forma epistolare. 
Lei è rigorosamente bella, dolce, di animo nobile, un vero angelo dentro e fuori, praticamente perfetta sotto ogni aspetto. E' opportunamente sola al mondo poiché orfana di madre e con un padre lontano e che rifiuta di riconoscerla come figlia, ma per fortuna ha un tutore affezionato e scrupoloso che tale la considera ed amministra assai bene le sue ricchezze (sì, è pure ricca). 
Ci troveremmo di fronte ad una situazione pericolosamente simile  a quella della noiosissima Pamela creata dall'ipermoralista Samuel Richardson se non fosse che Fanny Burney catapulta l'innocente Evelina da una sorta di arcadia fanciullesca e molto protetta al bel mondo sfavillante ed insidiosissimo della metropoli londinese, caratterizzato da un campionario di varia umanità come raramente se ne concentrano in un solo romanzo. 
Il tutto condito con una dose elevatissima ed inconsueta (per l'epoca) di ironia.


Mi sono divertita un mondo ma… sotto i sorrisi e le risate ho avvertito subito una ferocia altrettanto energica. Infatti, Evelina non è affatto ciò che appare. 
E’ sì  un romanzo di formazione per giovinette ma che devono imparare a sopravvivere in una società che impiega il tempo inferiore ad un battito di ciglia per rovinare drammaticamente e per sempre la vita di una donna. 
E la stessa protagonista non è affatto così ingenua come sembra, anzi, rivela un acume ed una prontezza di spirito del tutto opposti a quanto le sarebbe richiesto dalla cultura dominante.
È come se Fanny, femminista ante litteram e donna di grande carattere, perfettamente cosciente di se stessa, avesse voluto scrivere  un manuale di sopravvivenza per giovani donne, scegliendo di farglielo imparare con il metodo più efficace e semplice che esista: giocando e ridendo (anche se a denti stretti).

C’è il capitano ignorante e prepotente, un vero orco, che non perde occasione per farsi beffe pubblicamente ed in modo assai eclatante delle donne, soprattutto di colei che disprezza più di tutte, Mme Duval, la nonna di Evelina (una donna arrivista e altrettanto ignorante, per la quale assai difficilmente si riesce a prendere le difese ) .
C’è anche il giovane ricco e viziato, che è adeguatamente vizioso, in modo subdolo e del tutto incosciente di sé, anzi, si sente giustificatissimo, ed è pericoloso come un serial killer dell'innocenza del mondo.
E se il mondo maschile trova faticosamente qualche elemento che lo riscatti, il mondo femminile appare (finalmente!) altrettanto variegato:  le polarità volute dalla cultura maschilista sono abilmente mescolate per creare le tante sfaccettature dell'animo femminile, comprese quelle più condannabili.
C'è una selva di regole sociali quasi incomprensibili ma rigorose, intorno alle quali si producono colpi di scena dalle conseguenze spesso preoccupanti.


Ma mi fermo qui, non vi racconterò assolutamente nulla dei personaggi, della trama, dei piaceri che di sicuro troverete in questo romanzo – nonché del sorriso amaro che spesso vi sorgerà spontaneo sul volto, durante la lettura.
...Sì, Jane Austen aleggia sempre nell'aria, talvolta la si riesce persino ad intravvedere sullo sfondo, e leggendo queste pagine vi troverete spesso a pensare a lei e alla sua sagace ironia. Ma nulla di più.
L'ironia di Fanny è meno sottile di quella austeniana, il suo non è un cesello su un piccolo pezzo di avorio ma un coltellino su un pezzo di legno, meno preciso per quanto affilatissimo. 
Eppure, questo libro è bello, divertente, scritto così bene da scorrere sotto gli occhi e sulle papille gustative della nostra lingua di lettori onnivori, sì, ma dal palato sensibilissimo. In breve, è un piacere leggerlo di per sé, anche al di là del legame con Jane Austen. Se poi aggiungiamo l’interesse particolare che può suscitare nelle tante suggestioni legate ad essa, allora è l’apoteosi per noi Janeite.
Proprio per questo motivo, non mi spiego perché non se ne parli di più, perché non sia nelle librerie e nell'esperienza di lettura di molte più persone, compresi i Janeite che troppo spesso ignorano il legame profondo tra queste due grandi donne della letteratura mondiale.

Dunque, ecco il mio invito appassionato.
Non lasciatevi scoraggiare dalla forma epistolare, a cui non siamo abituati (ma pensate alla strepitosa Lady Susan: riuscireste ad immaginare quel romanzo in altra forma?), né dalla lunghezza. 
Se non ve la sentite di leggerlo in originale, lasciatevi conquistare dall'edizione italiana nuovamente disponibile nel formato e-book di Fazi Editore, ad un prezzo piccolissimo (link in fondo al post). 
E partite alla scoperta delle origini della Jane Austen autrice di capolavori intramontabili, perfetta pittrice dell'animo umano, che trovò in Fanny Burney un'ottima maestra, a cominciare da questa sua prima creatura, Evelina.

Per saperne di più
☞  Frances "Fanny" Burney D'Arblay su wikipedia IT e wikipedia EN
☞  Il nome di Jane diventò pubblico una sola volta... il tè delle cinque sulla sottoscrizione per Camilla, contenente qualche notizia in più su F.Burney
☞  I misteri di Udolpho, ovvero: alle radici del romanzo gotico (e di Northanger Abbey), il tè delle cinque dedicato ad un altro romanzo preso dallo scaffale di Jane
☞  Evelina sul sito di Fazi Editore

Alle origini di Pride and Prejudice: Cecilia, Memoirs of an heiress, di Frances "Fanny" Burney

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Leggere Cecilia,  or Memoirs of an heiress (Memorie di un'ereditiera), dopo Evelina significa trovarsi improvvisamente sul lato non illuminato della luna
La luce calda e l'aria frizzante del primo romanzo di Fanny Burney si spengono e la prosa scoppiettante, i personaggi originali, le tracce di ironia spariscono. Del tutto. Un altro pianeta.
Devo chiedere perdono all'autrice, Fanny Burney, donna notevole ed arguta, che in Evelina ha senza dubbio dimostrato il suo grande valore e di suoi tanti talenti, raccogliendone ottimi frutti.
Ma in questo caso, con mio grande dispiacere, devo dire che mi sono ritrovata tra  le mani un romanzo troppo lungo, con sorprendenti tirate melodrammatiche degne di un libretto d'opera settecentesco (e una sovrabbondanza quasi snervante di punti esclamativi), e persino con inaspettate tirate moraliste a cui difetta del tutto l'ironia per poterle considerare uno sberleffo.

Perché mai mi sono imbarcata nell'impresa di leggere un tomo simile?... 
Non solo perché è uno dei romanzi di una tra gli autori più amati da Jane Austen, persino citato in Northanger Abbey, ma anche perché pare (non è cosa certa) che il nuovo titolo per First Impressions, cioè Pride and Prejudice, sia stato ispirato proprio dalle ultime pagine di  Cecilia.

Non potevo esimermi dall'affrontare questa impresa, per quanto evidentemente faticosa, nell'anno del Bicentenario!
(link al tè delle cinque dedicato a Evelina in fondo al post)



Cecilia, or Memoirs of an heiress (Memorie di un'ereditiera), viene pubblicato nel 1782, nuovamente anonimo (By the author of Evelina) e replica il successo duraturo del precedente romanzo.

Non sono solita raccontare la trama di un libro perché preferisco sempre lasciare il piacere di scoprirla durante la lettura. Tuttavia, qui la storia è molto semplice e facilmente intuibile fin dalle prime battute, nonché opportunamente riportata sulla scheda del libro nelle varie risorse in rete. 

L'eroina, orfana bellissima e innocentissima ma anche intelligente e altruista, è ereditiera di una fortuna grazie allo zio tutore, ma deve aspettare di diventare maggiorenne per poterne entrare in possesso. Nei mesi precedenti questo fatidico compleanno, la vediamo assediata da una serie di pretendenti di ogni risma, coinvolta in equivoci fastidiosi, ma anche innamorata di un giovane la cui famiglia, di altissimo lignaggio, si oppone strenuamente alla loro unione. L'inghippo, infatti, sta nel fatto che lo zio, nel testamento, ha imposto a Cecilia, ultima rappresentante della propria famiglia, di conservare il proprio nome in caso di matrimonio, pena la perdita di qualunque diritto sull'eredità.
Inutile dirvi che, dopo le molte peripezie di prassi, i due vivranno felici e contenti (forse...) ma senza l'eredità di Cecilia che, per amore del suo nobilissimo innamorato, rinuncerà ad imporre il proprio nome al futuro marito, perdendo l'eredità.


Non abbiamo prove certe del fatto che Jane Austen abbia trovato in queste pagine l'ispirazione decisiva per ribattezzare il suo First Impressions con il titolo Pride and Prejudice.
Ma è certo che in questa storia troviamo una quantità abbondante di orgoglio e di pregiudizio, e spesso ci si trova davanti a situazioni e dialoghi che fanno pensare, molto lontanamente, alle vicende dell'amato capolavoro di Jane Austen.
L'orgoglio è senza ombra di dubbio presente in persona, nelle fattezze dell'altezzoso Mr Delvile (senior), divorato dall'ossessione per il proprio nome, di altissimo lignaggio, e padre del tormentato innamorato di Cecilia, Mortimer Delvile, l'eroe del romanzo. 

Questo "eroe" è, semmai, un perfetto anti-eroe: inetto, leggero, irresponsabile, umorale, impulsivo, capace solo di dare libero sfogo alla sua sensibility (nel senso che aveva all'epoca, e che poi Jane Austen tanto stigmatizzerà con la sua sagace ironia), un perfetto "Marianne al maschile" (ma del tutto privo della profondità d'animo e della complessità caratteriale di questa splendida creatura austeniana). 
Per tutte le tante pagine del libro, egli non fa altro che assillare Cecilia con continue richieste di conferma del suo amore, della sua innocenza, del suo sostegno, demandando a lei qualunque decisione e, di conseguenza, affidando a lei la responsabilità di usare quel sense di cui lui sembra totalmente incapace.

Mi sorge il dubbio che qui risieda l'ironia che pare quasi assente da tutto il romanzo: forse Fanny Burney ha voluto farsi beffe degli uomini di tal fatta per dimostrare che la vulnerabile fanciulla alla fine dei conti è l'unica ad avere testa, cuore, coraggio, segnando ancora una volta un punto a favore dello sguardo femminile, autonomo e reale, sul mondo dominato dagli uomini
...Anche se alla fine è proprio alla volontà di questi uomini che Cecilia deve piegarsi, rinunciando a qualcosa che le spetta di diritto, l'eredità (forse metafora del matrimonio come sacrificio delle donne?).


E' ad un altro personaggio, meno raffinato nei modi ma di evidente intelligenza e buon cuore, che Fanny Burney affida il compito di sintetizzare, nell'epilogo, i guai causati dall'orgoglio e dal pregiudizio dei Delvile e di tutti coloro che hanno solcato il palcoscenico di questo lungo e travagliato romanzo. 
Si tratta del Dr Lyster, provvidenziale solutore delle conseguenze che questi guai hanno provocato e valido alleato di Cecilia - nonché unico personaggio maschile pienamente positivo di tutto il romanzo. E sì che ce ne sono tanti...
La sua frase è, appunto, quella che avrebbe ispirato a Jane Austen il nuovo titolo per First Impressions:
"The whole of this unfortunate business," said Dr Lyster, "has been the result of PRIDE and PREJUDICE. [...]"
"Tutta questa sfortunata faccenda", disse il Dott. Lyster, "è stato il risultato di ORGOGLIO e PREGIUDIZIO[...]."
che del resto appaiono così, accoppiati e scritti in maiuscolo, per ben tre volte.
Ricordo che nel 1801, infatti, la scrittrice Margaret Holford jr aveva pubblicato un romanzo proprio con quel titolo, First Impressions (il titolo completo era: First Impressions or the Portrait) e Jane si ritrovò nella necessità di scegliere un altro titolo per il suo manoscritto - e fu Pride and Pregiudice.


In conclusione, Cecilia può essere una lettura interessante se si vuole conoscere meglio la sua autrice nonché il tipo di letture che Jane Austen amava e che hanno influenzato la sua sensibilità di narratrice
L'interesse può essere aumentato dalla curiosità di leggere ciò che probabilmente le ha ispirato il titolo di Pride and Prejudice. Di certo, quella frase nell'ultimo capitolo e i temi che danno il via all'azione riportino  al capolavoro di Jane Austen. 
Ma è innegabile che l'intreccio si fermi qui. E che l'allieva Jane abbia superato di molte lunghezze la maestra Fanny.

Per saperne di più
☞  Frances "Fanny" Burney D'Arblay su wikipedia IT e wikipedia EN
Dallo scaffale di Jane: Evelina, di Frances Burney recensione del primo romanzo di questa autrice
☞ Il nome di Jane diventò pubblico una sola volta... il tè delle cinque sulla sottoscrizione per Camilla, contenente qualche notizia in più su F.Burney
☞  Cecilia in formato e-book (epub o PDF, a scelta) NB: il romanzo non è disponibile in italiano.
☞  Cecilia in formato audiolibro su Librivox (attenzione, alcuni lettori hanno un forte accento locale che può pregiudicare la comprensione)
☞  I misteri di Udolpho, ovvero: alle radici del romanzo gotico (e di Northanger Abbey), il tè delle cinque dedicato ad un altro romanzo preso dallo scaffale di Jane

Felicemente travolta da The Lizzie Bennet Diaries. Ecco perché! Ovvero: memorie e follie a ruota libera di una serissima LBD-addicted

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Abbiate pazienza, cari frequentatori dei miei tè delle cinque, e concedetemi qualche minuto. 
Sapete che non sono facile all'entusiasmo ma, quando capita, è totalizzante - e con questo adattamento è capitato, come avrete ben capito. Scrivere la "Guida per i Janeites italiani" (link in fondo al post), inoltre, mi ha fatto venire una voglia irresistibile di prendermi questo tè per abbandonarmi alla mia attività preferita, l'elucubrazione a ruota libera. Perciò, se avete visto anche voi questa serie e avete voglia di un bell'amarcord, o se non l'avete vista ma ormai vi siete rassegnati a guardarla anche solo per farmi tacere, servitevi abbondantemente di tè e dolcetti e seguitemi nella rete!

I can't believe it, either, that my heart could completely overwhelm my judgement.
Nemmeno io riesco a credere che il mio cuore potesse sopraffare completamente il mio giudizio.
(Darcy, LBD)

Ho iniziato a guardare questa serie (web series, per la precisione, cioè trasmessa solo online, su Youtube) per pura curiosità, dopo averne sentito parlare per caso in un programma televisivo. 
Era la fine di maggio 2012 e quella sera, accedendo al canale della serie, scoprii che era appena stato trasmesso l'episodio n.15 e che ogni episodio durava meno di 4 minuti. Decisi di guardarli tutti e 15 quella sera stessa. 
Non sapevo che cosa aspettarmi da questo ennesimo adattamento di Pride and Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio) in una forma del tutto nuova, un vlog (cioè un video-blog), e mi apprestai ad un'ora di semplice... studio esplorativo. 


Sentire l'incipit declamato con pesante accento americano - anzi, californiano DOC - mi fece restare un po' interdetta ma fu questione di un nanosecondo perché la parlantina della protagonista, l'energia che metteva nel lamentarsi di una madre pericolosamente votata a vedere lei e le sorelle "sistemate", il piglio fiero e entusiasta con cui si presentava come una ventiquattrenne studentessa di Mass Communications (da noi frequenterebbe la facoltà di Scienze della Comunicazione) appassionata di libri (come dimostrava la libreria allegramente sovraccarica che vedevo alle sue spalle) e dei film di Colin Firth (come darle torto..), tutto cominciò a cantare nella mia testa come in un coro a più voci, dove quelle più distanti e antiche si intrecciavano armoniosamente con queste, modernissime e più vicine...

In capo a un'ora ero già stregata. I miei lunedì ed i miei giovedì (i giorni di trasmissione dei nuovi episodi) non furono più gli stessi perché diventarono i giorni di LBD - e lo sono stati per quasi un anno, per 100 episodi (più quelli collaterali, di cui ho perso il conto), fino allo scorso giovedì.

http://themeryton.tumblr.com/

Oggi, ad una settimana dalla fine, per scongiurare le conseguenze di una crisi di astinenza da LBD, ho deciso di raccontarvi perché questa serie, fedelissima al romanzo pur nella suaiper-moderna originalità, è per me il più bell'omaggio che il 2013 potesse fare all'eterna modernità di P&P e della sua geniale creatrice, Jane Austen.




- Originale, modernissimo - Quando pensiamo ad un adattamento, la prima cosa che viene in mente è un film o uno sceneggiato, al massimo ad una riduzione teatrale e/o musicale. Nessuno aveva mai pensato ai nuovi mezzi di comunicazione e di espressione. LBD lo ha fatto, esaltando una qualità di Elizabeth Bennet, la sua inarrivabile e fascinosissima dialettica, partendo dal vlog su Youtube e scorrazzando in lungo e in largo per la multimedialità, le nuove tecnologie e la socialità virtuale, intrecciando il diario online di Lizzie con le interazioni dei personaggi su Twitter, Facebook, Tumbler... 
- Altissima fedeltà - Andiamo, direte voi, non può essere che questa ipermodernità possa assicurare ampie dosi di fedeltà all'originale. E invece sì, eccome! Davanti ai video di Lizzie, mi sono stupita dei continui, evidenti riferimenti diretti o indiretti al libro, e dell'attenzione posta a elementi ricorrenti (ma ogni volta "trasformati") che esprimono la ciclicità che Jane Austen utilizza magistralmente nel romanzo. Chi ha sceneggiato questo adattamento conosce (e ama) profondamente la materia prima austeniana!

http://www.lizziebennet.com/

- Costume theatre - Ovvero, come una necessità diventa una splendida virtù! Nel video diario di Lizzie non tutti i tantissimi personaggi di O&P possono essere presenti. E poiché tutta la vicenda del romanzo è vista attraverso gli occhi di Elizabeth, non stona affatto che questa Lizzie nel proprio vlog li evochi semplicemente impersonandoli con qualche piccolo, azzeccatissimo dettaglio di abbigliamento e parodiandoli, spesso e molto volentieri con l'aiuto di qualche complice... Geniale e esilarante! 

http://pacely.tumblr.com/

- Una storia di donne - Un tratto immediatamente percepibile del grado di fedeltà di questa serie è la forza motrice delle sue protagoniste, "the core four", il nucleo delle quattro, cioè le tre sorelle Bennet + Charlotte (alle quali mi piace sempre aggiungere Gigi Darcy, anche se in misura minore).
It's the twenty-first century, we are strong, proactive women.
E' il ventunesimo secolo, siamo donne forti, proattive.
(Lizzie, LBD)
Qui, le quattro sono davvero le colonne portanti dell'intera serie, come personaggi e anche come attrici. Tutte bravissime nel dare vita alle splendide caratterizzazioni che gli autori hanno creato per i loro personaggi, sono convinta che queste attrici abbiano davvero "creato il ruolo", dominando la scena e sostenendo senza sbavature questi personaggi fino a portarli a compiere la loro piena autodeterminazione. Grandi!


- Un inno alla Sorellanza - Nel bene e nel male. Questo tema, così onnipresente in tutta l'opera di Jane Austen e particolarmente in P&P, è continuamente in azione nei video di quest Lizzie moderna e non solo tra le Bennet Sisters ma anche con quella "sorella acquisita" che è Charlotte, l'amica del cuore. Le confidenze e le affettuosità, le risate da bambine, le rotture sofferte, i dispetti più sciocchi, i drammi intorno ai quali rinsaldare le fila... ognuna di noi riconosce se stessa e le donne importanti della propria vita guardando queste giovani. Anche il rapporto tra fratello e sorella, cioè Darcy e Gigi, è ampiamente parte di questa analisi.
Questo accento sulla solidarietà femminile incondizionataè uno dei motivi per cui sarò sempre grata a questo adattamento.

Lizzie: Ashley Clements

- Lizzie Bennet -LA colonna portante per eccellenza, non solo perché il vlog è suo ma proprio perché Ashley Clements, l'attrice, è una vera forza della natura: nei 96 dei 100 episodi (più i 10 del Q&A) in cui è sempre presente, esalta la modernità dell'originale Elizabeth Bennet esprimendo tutta l'energia, la profondità, l'umanità di questa giovane donna dal cervello sopraffino e dall'incontenibile comunicatività, perfettamente cosciente di sé e della realtà che la circonda, non infallibile e piena di difetti, ma pur sempre capace di soffrire e poi di crescere sui cocci dei suoi errori madornali. Proprio come la sua versione originale, questa Lizzie Bennet è decisamente tutte noi.
Lo devo dire: accanto alla "mia" Elizabeth, l'insuperabile Elizabeth Garvie, ora c'è anche questa Lizzie, sua perfetta reincarnazione moderna. Grazie, infinite volte grazie, Ashley.

Jane (a snistra): Laura Spencer

- Jane Bennet - "Practically perfect" la definisce Lizzie, e sarebbe come tutte le Jane che la tv ed il cinema ci propinano da sempre se non fosse che anche qui la modernità accentua le capacità che Jane (Austen) ha tracciato chiaramente per la sua Jane (Bennet): altruista, sensibile, ma anche acuta osservatrice e autoironica (insuperabili i suoi costume theatre!) e, quando il gioco si fa duro, determinata. Assai interessante vedere come evolve il suo destino nel 2013. Davvero perfetta, Laura.

Lydia (a sinistra): May Kate Wiles

- Lydia Bennet - Oh, che straordinaria sorpresa questa Lydia ventunenne che impazza quasi in ogni video, e mostra sotto l'apparenza sconclusionata, chiassosa, al limite dell'umana sopportazione un disagio psicologico che nel libro è una delle tante sottotracce mirabilmente tratteggiate da Jane Austen e che qui emerge in tutta la sua drammatica modernità. E per lei, gli autori disegnano assai opportunamente un destino che si ispira a quello di un'altra delle sue sorelle... Travolgente, Mary Kate.

Charlotte (a sinistra): Julia Cho

- Charlotte Lu (Lucas) - Forse il personaggio che ho amato di più, dopo Lizzie. Le qualità della Charlotte del libro vengono esaltate: è l'inossidabile amica del cuore di Lizzie, anche nonostante Mr Collins, ed è onnipresente; è fiera della propria autonomia e difende a spada tratta gli affetti più cari - arrivando perfino a confrontarsi brevemente con Darcy sulla sua ingerenza nell'affaire Jane. Splendida macchina da guerra, Julia.

Gigi (Georgiana) Darcy (a sinistra): Allison Paige

- Georgiana "Gigi" Darcy - Personaggio modificato eppure fedelissimo all'originale, qui è la più convinta e attiva sostenitrice della coppia Lizzie-Darcy (Dizzie!), e persegue il suo obiettivo con un entusiasmo del tutto moderno (e assai simile a quello che anima l'altra "baby sister" della serie, Lydia) ma traboccante della stessa grazia che Jane Austen ci ha insegnato ad immaginare per lei. Irresistibile, Allison.

- William (Fitzwilliam) Darcy - Più che un personaggio, un archetipo, quindi intoccabile: dite la verità, non siete curiosi di vedere che cosa ne hanno fatto?
Ebbene, gli autori sono così fedeli all'originale che per 59 puntate ce lo fanno vedere solo ed esclusivamente attraverso i resoconti che ce ne dà Lizzie. Ma quando egli arriva, in persona (e guarda caso coincide con la prima dichiarazione, quell'apice di crisi dopo il quale la percezione che abbiamo di lui si trasforma, insieme a lui e a Lizzie), è esattamente come deve essere: in bilico tra la più aperta modernità e l'innata riservatezza, accetta di crescere, addirittura pubblicamente.
Gesti e parole sono misuratissimi ma traboccanti di significatoGrazie infinite, Daniel, per il tuo Darcy inaspettatamente perfetto.

Vorrei fosse il più possibile una sorpresa, per questo ho scelto una foto poco rivelatrice...
A sinistra, Darcy: Daniel Gordh

- Dizzie - Ovvero, Darcy + Lizzie - (Così nel mondo di LBD li abbiamo ribattezzati subito questi due "pezzi da 90" del mondo austeniano - non vogliatecene.. anche perché l'evidente gioco di parole con "dizzy", vertigine, è troppo pertinente!)
I due attori sono stati egregi, hanno effettivamente creato non solo i loro singoli ruoli ma anche il rapporto tra essi. Ci hanno regalato dei piccoli capolavori delle dinamiche complesse tra questi due giganteschi personaggi, e rimarranno sempre nel nostro cuore come i perfetti Darcy e Lizzie del XXI° secolo: la puntata della seconda dichiarazione è l'apoteosi di questo splendido lavoro.Grazie, ancora una volta!  

- E potrei continuare a lungo... - raccontando di altri splendidi personaggi minori (ho un debole per Mary, strepitosa nerd moderna, ma vorrei ricordare anche Fitz, un Col. Fitzwilliam... pirotecnico!), battute memorabili (e diventate presto dei tormentoni), colpi di scena mozzafiato (anche alla centesima visione), attenzione ai particolari eloquenti (l'uso sapiente dell'abbigliamento per caratterizzare i personaggi ma anche i momenti della loro vita)... Ma mi fermo qui!


Bene, direte voi, tutto ciò è meraviglioso e notevole ma... come sei riuscita a trasformarti in una fanatica?
E' molto semplice.

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Adesso chiunque può vedere tutti gli episodi, sì... - ma noi (the fandom, siamo stati definiti), che abbiamo visto la serie mentre veniva mandata in onda, due episodi a settimana, per un annoabbiamo vissuto un'esperienza unica, irripetibile..

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Abbiamo vissuto in totale simbiosi con Lizzie e la sua storia mentre avveniva, giorno per giorno. L'abbiamo vista crescere - lei, la sua storia, le sue sorelle, e tutti gli altri - davanti ai nostri occhi.

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Abbiamo riempito i giorni dell'attesa tra un episodio e l'altro facendo ipotesi, scambiando informazioni, postando commenti, scoprendo i tantissimi riferimenti diretti al romanzo, seguendo i tweet dei personaggi, interagendo con i realizzatori.
(Avete idea di che cosa significa attendere 59 episodi prima di vedere Darcy in carne e ossa? E vederlo apparire solo parzialmente all'ultimo secondo dell'ep.59? Ed aspettare tre lunghissimi giorni per avere, finalmente, il tanto agognato Darcy-day?...)

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Abbiamo dato libero sfogo alla nostra creatività creando immagini, disegni, video, fanfiction... divertendoci un mondo, e ricevendo l'attenzione degli stessi realizzatori e attori di LBD - in un tripudio di intreccio tra realtà e finzione!

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Personalmente, ho partecipato con immenso piacere alla discussione "The Lizzie Bennet Diaries" nel gruppo "Jane Austen Bookworm Club" di Anobiidove con alcune fedelissime ci siamo divertite a trascrivere e tradurre dialoghi, condividere link a materiale interessante, scambiare opinioni sui personaggi tra LBD e P&P - semplicemente, farci compagnia per un anno intero.

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Grazie infinite alle fedelissime anobiane @Claudia, @Isil, @RainRegina, @Sery, @Silvia. Per quanto possiamo essere in grave crisi di astinenza da LBD, e tristemente orfane di un appuntamento che ci ha allietato per un anno, potremo sempre dire: noi c'eravamo!

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Ma che l'abbiate già visto e, soprattutto, se ancora non l'avete visto, il video-diario di Lizzie Bennet è ancora lì, su Youtube. Vi aspetta!
Non vi è venuta una voglia irresistibile di scoprire come Pride and Prejudice sia così prepotentemente moderno da risultare perfetto anche nella società multimediale e ipertecnologica di oggi? 
(inutile dirvelo ma... attenzione, poco ma sicuro, LBD creerà dipendenza!)



Per sapere tutto sulla serie e come seguirla: 
Guida per i Janeite italiani


Altri link utili: 
☞  Urban Dictionary per sopravvivere nella giungla dello slang usato dalle Bennet Sisters (soprattutto Lydia!)
☞  P&P at 200: stop looking for Mr Darcy! è un articolo molto ben scritto, che analizza LBD anche alla luce dei famosissimi adattamenti BBC 1995 e Universal 2005...e arriva ad una conclusione che farà sobbalzare molti di voi (ma sulla quale sono del tutto d'accordo).
☞  LBD Fan Twitter Q&A - Daniel Vincent Gordh sul proprio profilo di Facebook risponde ad alcune domande, regalandoci degli interessanti sguardi sul dietro le quinte di questa serie. Molto interessante!
☞  Interview with cast and crew è un video di 10 minuti in cui The Stylish Magazine ci offre un dietro le quinte molto approfondito sulla realizzazione di LBD. Da non perdere.
☞  La riflessione finale di Daniel Vincent Gordh su Facebook
☞  La splendida lettera di addio/arriverderci di Ashley Clements su Tumblr.com

Solo l'amore di Mr Darcy può dare del tu a Lizzy Una riflessione sull'eterno dilemma "Lei-Voi-Tu" nelle traduzioni

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Le traduzioni non sono tutte uguali!
Durante il Gruppo di Lettura del Bicentenario di Orgoglio e Pregiudizio tenutosi in questa sala da tè tra dicembre 2012 e gennaio 2013 (link in fondo al post), una delle questioni su cui spesso ci siamo trovati a dibattere con molto interesse riguardava le croci e le delizie delle diverse traduzioni in italiano.
Mi è bastato porre una semplice domanda all'inizio della prima tappa, "Quale edizione utilizzate?" e  subito ci siamo trovati a commentare la traduzione un po' anacronistica di alcune edizioni, come la BUR o la stessa Mondadori (di cui abbiamo già chiacchierato durante un tè delle cinque di qualche tempo fa - link in fondo al post), in cui i nomi sono italianizzati, i personaggi si danno del lei ed il registro linguistico è palesemente vetusto.

La copertina del mio primo O&P, ed. Mondadori  1987

Come non smetterò mai di dire, decodificare un testo originale per ricodificarlo in un'altra lingua è un'arte funambolica, perennemente alla ricerca dell'equilibrio tra rigore e fantasia, alle prese con una conflittuale duplice fedeltà, quella al testo di partenza e quella all'espressione di arrivo (come un innamorato che si trovi ad amare contemporaneamente due persone!), e che richiede al traduttore una grande abilità ed un'altrettanto grande umiltà.
Tradurre è sempre stato un mestiere (sì, mestiere, proprio come quello dell'artigiano nel chiuso della sua magica bottega) delicatissimo e importantissimo, che ha permesso alle persone di conoscere altre realtà, nel corso dei millenni.

...No, non intendo trascinarvi in una dissertazione su splendori e miserie dell'arte della traduzione. 
Mi limiterò a farlo attraverso un piccolissimo dettaglio che, nella sua apparente irrilevanza, ci rivela l'immenso, impenetrabile potere della parola - e delle scelte del traduttore quando decide di dare voce alla passione di Mr Darcy durante la seconda dichiarazione.




Comincerò con una mia dichiarazione bellicosa. 
Ciò che mi infastidisce molto in alcune traduzioni è la scelta della forma allocutiva "lei" invece del "voi", che trovo più appropriato per rendere questo "you", proprio considerando il luogo ed il tempo. I miei ricordi di studentessa di scuola interpreti, prima, e facoltà di lingue e letterature straniere, poi, sono pieni di lunghe riflessioni su questo aspetto. 
Sembra un'inezia ma non lo è affatto. Innanzitutto, è bene chiarire che in inglese non si dà del lei e nemmeno del voi, si dà del tu a tutti (lingua democratica!): ciò che cambia è la miscela di buona educazione e formalità con cui si condisce il registro linguistico. Tant'è vero che non esiste un traducente per l'espressione italianissima "dare del lei/voi/tu".
C'è una bellissima espressione, che talvolta può aiutare: to be on first name terms (letteralmente: chiamarsi per nome) e che la dice lunga sul grado di confidenza tra le persone che così si rivolgono l'una all'altra.
(tenetela a mente: tra poco ci sarà utilissima)
In secondo luogo, proprio per questo ci troviamo davanti ad un elemento fondamentale dellacaratterizzazione culturale e sociale - che diventa amplificata in un romanzo, e in questo in particolare, dove le regole sociali sono grandi protagoniste, nel bene e nel male.

La copertina della ristampa della prima traduzione del 1932

Ecco che le traduzioni italiane di P&P oscillano tra il voi ed il lei anche se ormai è preponderante l'uso del voi, assai più vicino all'originale you condito di molta formalità, secondo il costume del tempo.
Si potrebbe pensare che, presa una decisione, il traduttore la debba mantenere dalla prima all'ultima pagina
Colpo di scena!
Si chiede Sophie nella tappa 4 con legittimo stupore, che cosa si può pensare di un traduttore che, dopo 57 capitoli all'insegna del "voi", all'improvviso dà del "tu"?

Vediamo in quale contesto avviene questo improvviso, apparentemente inspiegabile, cambio di registro.
Siamo al capitolo 58 di P&P, nel bel mezzo di quel turbine emozionale che è la seconda dichiarazione.

Greer Garson e Laurence Olivier, MGM 1940

Darcy ha appena aperto il proprio cuore a Elizabeth con estrema sincerità ma pur sempre "alla sua maniera", con quel contegno, cioè, che trattiene la passione ad un solo respiro dall'essere incontrollata, e nella sospensione imposta dall'attesa di conoscere il proprio destino direttamente dalle labbra della donna che ama.
"You are too generous to trifle with me. If your feelings are still what they were last April, tell me so at once. My affections and wishes are unchanged, but one word from you will silence me on this subject for ever."
"Siete troppo generosa per prendervi gioco di me. Se i vostri sentimenti sono ancora quelli che erano lo scorso aprile, ditemelo subito. Il mio affetto e i miei desideri sono immutati, ma una vostra parola mi farà tacere per sempre su questo argomento."

Elizabeth Garvie e David Rintoul, BBC 1980

Qui Jane Austen ci delizia con uno dei suoi geniali discorsi indiretti, per riferirci la reazione della destinataria di cotanta dichiarazione. Che è senza dubbio positiva, ed ha il potere di trasfigurare del tutto Darcy:
The happiness which this reply produced, was such as he had probably never felt before; and he expressed himself on the occasion as sensibly and as warmly as a man violently in love can be supposed to do. Had Elizabeth been able to encounter his eye, she might have seen how well the expression of heartfelt delight, diffused over his face, became him; but, though she could not look, she could listen, and he told her of feelings, which, in proving of what importance she was to him, made his affection every moment more valuable.
La felicità prodotta da questa risposta fu tale che probabilmente lui non ne aveva mai provata una simile, e in quel frangente si espresse con la veemenza e l'ardore che ci si può aspettare da un uomo appassionatamente innamorato. Se Elizabeth fosse stata capace di guardarlo negli occhi, avrebbe potuto vedere quanto gli donasse l'espressione di vera gioia che gli si era diffusa in volto; ma, anche se non poteva guardare, poteva ascoltare, e lui le parlò di sentimenti che, rivelandole quanta importanza lei avesse per lui, le resero il suo affetto ogni istante più prezioso.
Jennifer Ehle e Colin Firth, BBC 1995

Con la stessa confidenza e la stessa complicità, i due innamorati conclamati passano a parlare (in un dialogo indimenticabile) della determinante ingerenza di Lady Catherine (uh, che smacco per Sua Signoria ritrovarsi ad essere il Cupido della situazione!), dell'impertinenza di Elizabeth (la quale ammette che, in passato, ha sottoposto Darcy ad un trattamento piuttosto... ruvido) e della strada percorsa da Darcy per diventare un monumento granitico di orgoglio. Parla della sua famiglia, dell'educazione ricevuta, in un discorso difficile, per sua stessa ammissione:
Painful recollections will intrude, which cannot, which ought not to be repelled. I have been a selfish being all my life, in practice, though not in principle. 
Si intromettono ricordi dolorosi, che non possono, che non devono essere respinti. Sono stato egoista per tutta la vita, nella pratica, anche se non nei principi.
Keira Knightley e Matthew MacFadyen, 2005 (Joe Wright)

Ed ecco che, al culmine di questa esposizione, Darcy riconosce il miracolo operato in lui dall'incontro/scontro con Elizabeth:
Such I was, from eight to eight and twenty; and such I might still have been but for you, dearest, loveliest Elizabeth! What do I not owe you! You taught me a lesson, hard indeed at first, but most advantageous. By you, I was properly humbled. I came to you without a doubt of my reception. You showed me how insufficient were all my pretensions to please a woman worthy of being pleased."

Il traduttore che coglie Sophie di sorpresa è già passato al "tu" molte righe fa, precisamente dal momento in cui viene rievocato lo scontro tra Lady Catherine ed Elizabeth ("Conoscevo abbastanza il tuo carattere per essere certo che se tu mi fossi stata assolutamente contraria, l'avresti detto francamente e apertamente a Lady Catherine ."), come a voler sottolineare l'impertinenza di Elizabeth con altrettanta impertinenza, quasi una vendetta post-trauma di Darcy - ma che appare del tutto estranea al momento.

Un altro traduttore, Giuseppe Ierolli, opera un'altra scelta:
Tale sono stato, dagli otto ai ventotto anni; e tale potrei ancora essere se non fosse stato per te, mia carissima, amatissima Elizabeth! Che cosa non devo a te? Mi hai dato una lezione, molto dura all'inizio, ma che mi ha procurato enormi vantaggi. Da te, sono stato giustamente umiliato. Venni da te senza alcun dubbio su come sarei stato accolto. Mi hai mostrato quanto fossero inadeguate tutte le mie pretese di piacere a una donna degna di essere amata.
Aishwarya Rai e Martin Henderson, 2004 (Gurinder Chadha)

Ecco la spiegazione di questa scelta, che vi riporto per intero perché illuminante, sotto molteplici aspetti (il difficile ed appassionante mestiere del traduttore, la genialità della scrittura di Jane Austen...): 
Talvolta scegliere come tradurre il generico "you" inglese è problematico.
In questo caso particolare posso dirti la scelta che ho fatto io nella mia traduzione.
In tutto il libro ho scelto naturalmente il "voi" tra Darcy ed Elizabeth, ma in questo capitolo c'è un "salto improvviso" anche nel testo originale, quando Darcy chiama per la prima volta Elizabeth con il solo nome di battesimo: "and such I might still have been but for you, dearest, loveliest Elizabeth! What do I not owe you!".
Quel "dearest, loveliest Elizabeth!" l'ho interpretato come una svolta, meritevole di essere evidenziata in italiano con il passaggio dal "voi" al "tu".
Devo dire di averci pensato per un po', ma poi mi sono convinto che fosse la scelta giusta, mi è venuto spontaneo scrivere prima "se non fosse stato per te" e dopo "Che cosa non devo a te!" perché incorniciare quella frase così appassionata con un freddo "voi" mi sembrava fuori posto.
Dopo ho riletto molte volte quel brano, e l'originale mi è sembrato sempre di più una sorta di "crescendo" che culminava in quel "dearest, loveliest". In termini musicali, è come se a qual punto ci fosse stato bisogno di un accordo dissonante (una settima diminuita, per esempio) per accompagnarci nella riposante tonica di "You taught me a lesson..."
Mi sono un po' dilungato, ma quando ho letto il tuo commento, mi è subito tornato in mente il momento in cui ho tradotto quel capitolo, i dubbi che ho avuto e la graduale convinzione che lì un bel "tu" (quasi uno squillo di tromba, per tornare alla metafora musicale) ci stesse proprio bene.

Daniel Gordh e Ashley Clements, The Lizzie Bennet Diaries 2012-3

L'animo umano ha tali sfaccettature che la sua espressione più diretta, la parola, può e deve essere sempre pronta ad assecondarlo.
Se in inglese, la lingua madre di Jane Austen, il registro di un Darcy appassionato si esprime, ad esempio, con l'intimità racchiusa nel rivolgersi all'amata con il suo nome, Elizabeth, o con aggettivi evidentemente affettuosi, allora in italiano proprio la forma allocutiva, solitamente tanto ingombrante, può diventare alleata del traduttore per rendere la forza evocativa di Jane Austen.
Il segreto è, evidentemente, scegliere il momento giusto per l'attacco di questa nuova tonalità.
Chiamatela magia, se volete, ma di certo richiede un intenso lavorio in bilico tra ragione e sentimento.

Per saperne di più...
☞  La prima tappa del GdL del Bicentenario in cui si è dibattuta la scelta dell'edizione italiana
☞  Quale edizione italiana scegliere? Un tè delle cinque vi guida nella selva delle tante diverse traduzioni disponibili
☞  Il tè delle cinque dedicato alla prima traduzione italiana di O&P, pubblicata nel 1932: Quando Pride and Prejudice diventò Orgoglio e Prevenzione

Nota:
Tutte le citazioni in italiano di Orgoglio e Pregiudizio sono tratte dalla traduzione di Giuseppe Ierolli, jausten.it

Il diario della dodicenne Jane da Caro diario ti scrivo...

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Care e cari Janeite, che cosa vi viene in mente se dico "diario"?
Che domanda... Henry Tilney, gran maestro d'ironia e di muliebri virtù! - che in un posto mondanissimo come le Lower Rooms di Bath diverte se stesso e la sua giovane e ingenua dama Catherine (che ha appena osato insinuare "Ma, forse, non tengo un diario") con una breve ma accurata descrizione dell'utilità propedeutica del diario:
Non tenere un diario! Come fa la vostra cugina lontana a sapere il tipo di vita che fate a Bath senza un diario? Come possono essere riferite a dovere le cortesie e i complimenti di tutti i giorni, se non le si annota ogni sera in un diario? Come ricordarsi i vestiti indossati, e lo stato particolare della carnagione, e come descrivere tutte le sfumature dell'acconciatura dei vostri capelli, senza fare costante ricorso a un diario? Mia cara signorina, non sono così all'oscuro delle abitudini delle giovani signore come vorreste credermi; è quest'uso delizioso di tenere un diario che contribuisce a gran parte dello stile fluente nello scrivere per il quale le signore sono così generalmente celebrate. Lo sanno tutti che il talento di scrivere lettere piacevoli è tipicamente femminile. La natura può entrarci qualcosa, ma sono certo che dev'essere assistito concretamente dall'abitudine a tenere un diario. 
(L'Abbazia di Northanger, cap. III)
Jane Austen, nascosta dietro al suo Henry, si prende gioco della gabbia sociale in cui l'arte dello scrivere al femminile è stata ingabbiata e, nel farlo, ci regala un quadro perfetto di questo particolare strumento di autoconoscenza e creatività: il diario.

Jane al suo scrittoio (da Miss Austen Regrets)

Ma Jane – che scriveva come respirava, cioè in modo del tutto naturale e vitale, raccontando e analizzando se stessa e la realtà che la circondava – aveva un diario? 
Non lo sappiamo per certo, nessun diario di Jane Austen è arrivato fino a noi e nelle lettere o nelle biografie familiari non ci sono accenni espliciti a questa consuetudine, anche se non fatichiamo a immaginare Jane intenta a scirvere un diario.
Come sempre accade in questi casi, la nostra affettuosa fantasia colma la dolorosa lacuna: basti pensare a due esempi famosi come i romanzi di Syrie James o Stephanie Barron.

Oggi vi invito a scoprire un libro italianissimo Caro diario ti scrivo che, grazie a Patrizia Rinaldi e Nadia Terranova, immagina alcune pagine dei diari di sei grandi scrittrici, colte nei loro dodici anni, nel momento in cui cominciano a scoprire il mondo anche attraverso quella meravigliosa magia che è la scrittura: Matilde Serao (ovvero L'amore o qualcosa di simile), Beatrix Potter (ovvero La parola può tutto), Anna Maria Ortese (ovvero Dov'è casa mia?), Emily Dickinson (ovvero Vivere con la timidezza), Silvina Ocampo (ovvero Diventare forza fantastica) e - scusate se sono così spudoratamente di parte - dulcis in fundo Jane Austen. Ovvero: L'anticonformismo.



Acquerello che raffigura una giovane Fanny Knight, nipote di Jane

E' Nadia Terranova ad entrare nei panni della dodicenne Jane che scrive il diario e fin dalle prime righe è evidente che la conosce bene e la ama da sempre.
Sceglie di iniziare creando una scena del tutto plausibile. Jane ha appena ricevuto il diario come regalo di compleanno da Cassandra, che glielo ha anche decorato ad acquerello, e inizia a scriverlo proprio rivolgendosi a lei, l'amatissima sorella maggiore, "Cara Cassandra".

My dear Cassandra...

Bastano queste poche righe per sentire risuonare alcuni dettagli familiari a chi frequenta Jane Austen.
Innanzitutto, le vere lettere di Jane a Cassandra, splendida cronaca delle sue giornate ed espressione dei suoi pensieri, che qui diventano assai opportunamente il suo diario. Anzi, no, per la precisione:
Il mio diario sei tu, sorella mia. E' a te che parlo e scrivo, è per te che cercherò di capire cosa ci può essere diinteressante nelle mie giornate che mi sembrano così banali e qualsiasi.
O il disegno, uno dei passatempi preferiti della sorella maggiore, che ci ricorda come lei, e lei sola, sia l'autrice degli unici due ritratti autentici di Jane.
O, Cassandra, il tuo gusto per gli acquerelli!
Il famoso ritratto di Jane che Cassandra eseguì a matita e acquerello, intorno al 1810

Ancora, l'accenno alla severità di Mrs. Austen verso il loro rapporto così simbiotico:
Eh, la mamma, che sempre più spesso alza gli occhi al cielo ed esclama "Queste due figlie, più che sorelle sembrano gemelle!"
che riprende perfettamente la realtà, così come racconta James Edward Austen-Leigh nella prima biografia ufficiale di Jane (Ricordo di Jane Austen, cap.1:  la madre disse che "se a Cassandra avessero tagliato la testa, Jane avrebbe insistito per condividere il suo destino.").

Famosa silhouette di Cassandra Austen
In breve, in questo accenno di diario della dodicenne Jane la realtà adulta contenuta nelle lettere e nei memoir familiari che conosciamo si intreccia mirabilmente con la costruzione della fantasia creata ex novo da Nadia Terranova.
Qui troviamo già la Jane modesta, schiva, che sminuisce la propria importanza, ma anche quella impetuosa, determinata, con le idee chiare che abbiamo imparato ad ammirare e apprezzare nelle sue opere.
Il banco di prova è, ovviamente, l'amore. Ma non solo. La vita. E persino la condizione femminile.

Sì, perché Jane riflette sul caso di un'amica di famiglia che deve sposarsi con un ottimo partito e che, a ben guardare (e Jane li ha osservati, eccome, i due fidanzati seduti uno accanto all'altra in chiesa), non appare affatto felice come la nuova cameriera quando parla con il fattorino (ah, quelle gote rosse!).
Sa che ci sono dei doveri precisi e delle convenienze da rispettare nello sposarsi ma Jane non può fare a meno di chiedersi (e chiedere a Cassandra, attraverso la pagina scritta)
se questo amore enorme di cui leggiamo nella Bibbia e nei romanzi di papà diventi poi così trascurabile nel momento in cui dobbiamo sposarci, smettendo improvvisamente di essere il motore che muove il sole e le altre stelle, come scriveva quel poeta italiano.

Mr e Mrs Collins (da Pride and Prejudice, BBC 1995)

Ci saranno altre piccole grandi scoperte che muoveranno l'animo inquieto di Jane a scrivere a Cassandra, suo diario vivente, e ve le lascerò scoprire senza rivelare altro. Posso solo aggiungere che, pur nella sua brevità, questo frammento di diario immaginario ci restituisce appieno la complicità tra sorelle, l'ambiente familiare di casa Austen a Steventon e la personalità di una giovanissima, arguta Jane.


Vi ricordo che questo libro Caro diario ti scrivo fa parte di una collana dedicata alle giovanissime lettrici, "Ragazze come te", della casa editrice Sonda e che, oltre alle pagine dei diari, per ognuna delle sei scrittrici troviamo una pagina che ne racconta la vita ed una pagina con alcune curiosità su di loro nonché la motivazione che ha spinto le due autrici Patrizia e Nadia a cimentarsi con questi diari immaginari.

Leggetelo a prescindere dall'età che avete e anche dall'amore per Jane Austen perché è un vero gioiellino. E soprattutto non esitate a regalarlo alle giovanissime che avete intorno a voi e a cui volete bene perché, anche se ancora loro non lo possono sapere e voi stesse ne avete solo una vaga impressione, farete loro un favore, di quelli che aiutano le piccole donne a crescere bene. Anzi, già che ci siete, provate a leggerlo con loro.

Jane (al centro) e Cassandra (a destra) insieme alla nipote Fanny (da Miss Austen Regrets)

In chiusura, vorrei ringraziare Nadia Terranova che mi ha dato la possibilità di scoprire questo piccolo libro facendomi un grande regalo. A lei e a Patrizia Rinaldi rivolgo i miei complimenti per questa idea, ottimamente realizzata, allargandoli anche alla casa editrice Sonda che ha avuto la lungimiranza e la sensibilità di renderla possibile.

Per saperne di più:
☞  la pagina del libro sul sito della casa editrice Sonda
☞  il libro su IBS
☞  la biografia di Nadia Terranova su Wuz

Nota:
☞  I brani citati da L'Abbazia di Northanger e Ricordo di Jane Austen sono tratti da www.jausten.it

Emma (BBC, 2009) finalmente in edizione italiana, su LaEffe Tv. Dal 2 giugno! (e non finisce qui...)

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Romola Garai in Emma, BBC, 2009
Per anni e anni...
...siamo stati costretti a guardarli in originale, magari sottotitolati in italiano, in rete o su DVD recuperati avventurosamente (almeno prima dell'avvento dei negozi online).
...abbiamo invocato l'edizione italiana sulle reti nazionali.
...abbiamo rincorso quel poco che passava e ripassava il convento televisivo, spesso a orari impossibili, ma meglio di niente...
Per anni e anni, abbiamo atteso, desiderato, richiesto, firmato petizioni, e continuato a sperare di poterli prima o poi condividere anche con amiche/amici che non capiscono l'inglese e/o non amano guardare film con i sottotitoli.

Qualcosa si stava muovendo negli ultimi tempi: non solo le repliche di film famosi (Ragione e Sentimento di e con Emma Thompson, Emma con Gwyneth Paltrow, Orgoglio e Pregiudizio con Keira Knightley, Il Club di Jane Austen) sono diventate sempre più frequenti ma addirittura lo scorso febbraio è andata in onda una novità (o quasi) su Rai Premium Lost in Austen - con un curioso titolo italiano, Il romanzo di Amanda (di cui non sentivamo la mancanza), e stagliuzzato qua e là. E ci è sembrata una grande conquista.

Finalmente, l'attesa è finita!

Dal sito di laeffe.tv

Ora, grazie alla nuova rete televisiva laeffe, del Gruppo Feltrinelli e La7 e Gruppo Espresso - Repubblica Radio TV, potremo toglierci molte soddisfazioni e far gioire il nostro cuore di Janeite italiani.
Come molti di voi avranno già visto nella pubblicità televisiva o in giro per il web, questa rete ha in programmazione una vera rassegna di sceneggiati austeniani.
...che sarà inaugurata alla grande il 2 giugno 2013 con la splendida Emma del 2009, il sontuoso sceneggiato firmato BBC.

E poi? Quali altri sceneggiati saranno trasmessi? Saranno doppiati in italiano? Quando andranno in onda? Ecco qualche dettaglio in più su Emma e le altre eroine austeniane in tv!



Romola Garai e Johnny Lee Miller in Emma, BBC 2009

Le quattro puntate di Emma saranno trasmesse ogni domenica alle 22.00 a partire dal 2 giugno. Doppiate in italiano.
Sono sicura che nessuno di noi se lo perderà! Tuttavia, se impegni impossibili da rimandare o imprevisti inopportuni dell'ultimo minuto dovessero farvi perdere la messa in onda, niente paura!
Avrete a disposizione ben tre repliche: martedì e sabato in seconda serata e soprattutto domenica alle 21, così che potremo seguire il nuovo episodio subito dopo.
Prevedo una maratona Emma...

Per seguire la serie e saperne di più
Scheda dello sceneggiato Emma su laeffe
- Breve recensione di Emma in questo blog alla pagina Film Austeniani

Hattie Morahan e Charity Wakefield in Sense and Sensibility, BBC, 2008

Dopo Emma, potremo incontrare le sorelle Dashwood e il microcosmo di Ragione e Sentimento nello sceneggiato BBC del 2008, che sarà trasmesso doppiato in italiano a partire dal 30 giugno 2013, sempre di domenica alle ore 22 (le repliche saranno sempre di martedì e sabato, nonché di domenica alle 21, con il nuovo episodio a seguire - in caso di variazioni, non mancherò di comunicarlo). 

Per saperne di più

Dopo la pausa estiva, ci aspetta un incantevole settembre. (Non sono ancora disponibili le date precise ma non mancherò di dirvele in un prossimo tè delle cinque, appena possibile.)


Nell'anno del Bicentenraio, non poteva mancare lo sceneggiato divenuto ormai leggendario, Orgoglio e Pregiudizio del 1995, scritto da Sua Maestà Austeniana Sir Andrew Davies, con Jennifer Ehle e Colin Firth.

E per chiudere in bellezza...

Olivia Williams è una splendida Jane Austen in Miss Austen Regrets
...non poteva mancare un omaggio a Jane Austen, la geniale creatrice di queste magie con uno dei film di argomento austeniano più belli mai realizzati: Miss Austen Regrets, che la BBC ha dedicato ai suoi ultimi anni di vita. Da non perdere!

Per saperne di più

Dunque, Janeite di tutta Italia,
domenica 2 giugno alle 22
prepariamo 
la nostra miscela di tè più pregiata, 
il servizio da tè più bello, 
il posto più confortevole sul divano 
e accomodiamoci! 
Su laeffe, canale 50 del digitale terrestre, 
ci aspetta la nostra luminosissima Emma.

Per sintonizzarsi su laeffe e saperne di più
- laeffe  nella pagina di presentazione sul sito della Feltrinelli
- Home page del sito laeffe
- Come sintonizzarsi su laeffe tv

(Ringrazio Silvia dell'ufficio stampa di laeffe
per le informazioni e il materiale forniti.)

A casa di Jane Austen, a Chawton - Guida per viaggiatori austeniani

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Grazie all'esperienza di quasi un anno fa a Chawton (che ho prontamente raccontato in ben quattro tè delle cinque anche in questo blog), e a seguito di molte richieste di consigli su come arrivarci, oggi vi invito ad andare a prendere un tè direttamente a casa di dear Aunt Jane, nel famoso cottage nel suo adorato Hampshire, a circa un'ora e mezza di treno dalla stazione Victoria di Londra.
Per JASIT (The Jane Austen Society of Italy) ho scritto una breve ma dettagliata guida su


completa di link a pagine ricche di informazioni, tra cui l'indispensabile mappa del Jane Austen Trail per una passeggiata sulle orme di Jane Austen. 
Spero possa essere utile a chiunque desideri visitare quello che non esito a considerare il luogo più importante tra tutti i luoghi austeniani, la casa in cui Jane visse gli ultimi intensissimi anni della sua breve vita, ritrovò la voglia di scrivere e dalla quale uscirono i capolavori che abbiamo imparato ad amare.
E' una visita da fare almeno una volta nella vita, immancabile nel curriculum di ogni Janeite.

Buon viaggio a tutti i Janeite!



Jane indaga a Pemberley! - in Jane e l'arcano di Penfolds Hall (serie S. Barron, vol.5)

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Le mie esperienze di lettura dei romanzi di Stephanie Barron, della serie "Le indagini di Jane Austen".
Quinta puntata: L'arcano di Penfolds Hall (vol.5).
Per il giudizio generale su questo tipo di lettura e le note sull'autrice Stephanie Barron, rimando alla puntata dedicata a La disgrazia di Lady Scargrave, vol.1.

Come spesso accade nei miei tè delle cinque, comincio dalla fine, cioè dal giudizio complessivo su questo romanzo - la quinta indagine della Jane Austen tra realtà e fantasia inventata da Stephanie Barron - per dire che senza dubbi è il migliore dei primi sei (ho già letto anche il successivo sesto volume della serie).
Mai come in questa indagine, la miscela di verità e finzione è perfettamente amalgamata in un omaggio di grande amore, ringraziamento e rispetto alla geniale creatrice di capolavori immortali.
Qui, uno solo di essi si annuncia fin dalle prime battute come l'ingrediente principale, Pride and Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio).


Posso immaginare un guizzo di scetticismo nel vostro sguardo mentre leggete questa frase. E per motivi molto vari. 
Potreste obiettare che il mio giudizio sia pesantemente influenzato dal mio amore viscerale per la vicenda di Elizabeth, Darcy & Co. o dalla mia consolidata frequentazione di derivati di ogni genere, che potrebbe tendere ad abbassare, sporcare, indebolire il mio livello di discernimento. 
Oppure che per un autore di oggi sia fin troppo facile conquistare il favore dei lettori adagiandosi sul tappeto soffice e sicuro di questo capolavoro. 
Oppure, proprio per lo stesso motivo, che sia del tutto impossibile per lo stesso ardito autore creare qualcosa di originale eppure rispettoso.

Per togliervi qualunque dubbio o curiosità, vi invito a seguirmi per un tè nel bucolico Derbyshire, l'Eden di tutti i Janeite, al seguito della stessa Jane Austen, in visita a suo cugino il reverendo Edward Cooper, e nei meandri di un mystery classico e appassionante, da includere di diritto nelle letture immancabili in questo anno del Bicentenario di Pride and Prejudice (Orgogoglio e Pregiudizio).





Ogni riga è intrisa di verosimilitudine biografica: l'autrice ha saputo fondere realtà e fantasia, vita e opere di Jane Austen, condendo tutto con molto evidente amore per la sua beniamina.
Ha saputo anche piegare un dato biografico del tutto incerto alle sue esigenze narrative senza perdere una sola virgola di credibilità e coerenza
Si tratta del viaggio che la protagonista compie nel Derbyshire, e che innesca la vicenda raccontata in questa quinta indagine: non esiste alcuna prova certa che questo sia realmente avvenuto, solo supposizioni basate su ciò che Jane Austen scrive nelle sue opere, soprattutto in Orgoglio e Pregiudizio, riprese a fini turistici - come Barron stessa opportunamente afferma nell'introduzione e di cui riparleremo più diffusamente in un prossimo tè delle cinque.
Qui diventa un meraviglioso espediente non solo per avviare la storia ma anche per entrare nel cuore della vita di Jane Austen, qui colta proprio nel periodo difficilissimo dell'instabilità - non solo economica - che caratterizza gli anni successivi alla morte del padre (avvenuta nel 1804, circa due anni prima del periodo in cui questo romanzo è ambientato), e che porta lei, la sorella e la madre a vivere grazie all'aiuto degli uomini di famiglia.

Pride and Prejudice, di Joe Wright, 2005

Difatti, l'inizio intreccia questo dato di fantasia, la partenza di Jane per il Derbyshire accompagnata da un parente, con molti dati reali, cioè che il parente in questione è il cugino Edward Cooper (scrittore di ben due libri di sermoni, uno dei quali comprende anche dei gospel), presso il quale Jane è ospite insieme alla madre e alla sorella in attesa di trasferirsi dal fratello Frank a Southampton, nell'autunno successivo.

Edward Cooper, ritratto esposto nel Chawton Cottage

Questo incipit ci porta subito dentro la vicenda. E ad Orgoglio e Pregiudizio:
Mr. Edward Cooper, rettore di Hamstall Ridware, Staffordshire, e membro dell'All Souls College di Oxford, nonché devoto supplice del suo nobile patrono, Sir George Mumps, e mio cugino di primo grado, era appassionato di inni e ne cantava senza il minimo incoraggiamento o pretesto, in tonalità di sua scelta esclusiva.
Assistendo alle scene di mortificazione continua a cui Jane viene sottoposta durante questo memorabile viaggio con un cugino così ingombrante e ridicolo, il pensiero va subito all'ineffabile Mr. Collins, cugino di Lizzy Bennet, e ai disagi che la sua inopportuna boria unita ad una mirabolante dialettica provoca in chiunque gli capiti a tiro.

Malcolm Rennie (Mr. Collins) in P&P, BBC 1980
Ma non c'è il tempo di farsi due sane risate e di pregustarsi il piacere di rievocare le vicende dell'amatissimo capolavoro (quante citazioni si trovano disseminate qua e là!) che subito accade qualcosa di imprevisto, l'omicidio di un uomo, che si rivela essere invece una giovane donna vestita da uomo - e Jane deve presto mettere in moto le sue vivaci celluline grigie per risolvere il mistero.
Proprio come nel romanzo austeniano a cui si ispira, qui non c'è mai tempo di annoiarsi.
Si incontrano nuovi personaggi, alcuni reali, altri di fantasia, e si scopre così che questo bell'espediente del viaggio nel Derbyshire ci fa entrare persino nella storia d'Inghilterra - nonché in quella che tradizionalmente viene indicata come la magione che ha ispirato la fittizia Pemberley: Chatsworth, fiabesca dimora del Duca del Devonshire e dell'indimenticabile Georgiana Spencer, un luogo a cui l'autrice regala alcuni passi emozionanti, come nel cap. 22, dove la magica bellezza del luogo si intreccia con i sentimenti tumultuosi di Jane Austen...

Chatsworth, la Pemberley del film P&P 2005

Qui troviamo la famiglia del Duca del Devonshire in lutto perché la formidabile Duchessa è morta da poco tempo. Stephanie Barron descrive sapientemente le famose, imbarazzanti dinamiche familiari che portarono l'amante del Duca, Lady Elizabeth Foster, ed i suoi figli, a vivere sotto lo stesso tetto della legittima moglie, Georgiana, per anni e, alla sua morte, a prenderne il posto ufficialmente. 
Ed è evidente che l'autrice non la apprezza affatto poiché il ritratto che ne fornisce è davvero spietato, preferendole senza dubbio la giovanissima figlia di Georgiana, Harriot, volitiva e intelligente, degna figlia di una favolosa madre. 
E con questi personaggi storici ritroviamo anche lui, il Furfante Gentiluomo, Lord Harold Trowbridge, felice frutto della fantasia dell'autrice, qui sempre più affascinante e misterioso.

Chatsworth, la Pemberley del film del 2005

Sì, questo è il Derbyshire di Elizabeth Bennet e di Mr Darcy, anche se con qualche ombra in più. Lo è così tanto che le battute riprese dal romanzo e i tanti riferimenti ad esso fanno sembrare questa quinta indagine di Jane Austen un vero e proprio derivato da Orgoglio e Pregiudizio, pur creando una vicenda del tutto originale. Persino l'ironia vivacissima ed esilarante di cui è soffusa ogni pagina ci riporta alle atmosfere del romanzo a cui si ispira.


Inoltre, trovo che la Jane Austen qui ritratta - e a cui S. Barron regala battute memorabili, che sembrano uscite da una lettera a Cassandra o da un romanzo - sia molto simile a quella che spesso dipingo nella mia mente ogni volta che provo a figurarmela
L’autrice è evidentemente ormai molto abile e sicura del personaggio che ha creato e del proprio metodo narrativo.

In conclusione:Jane e l'arcano di Penfolds Hallè una lettura prefetta per continuare a festeggiare my own darling child nell'anno del Bicentenario nel modo migliore possibile, cioè rendendo omaggio alla sua geniale autrice con amore e rispetto. Ve lo consiglio vivamente.

Saluto finale...
I capitoli sono alternati a ricette tratte dal ricettario di Tess Arnold (la vittima), un elemento del tutto funzionale alla vicenda, che Stephanie Barron ha scritto documentandosi su testi dell'epoca. 
Una di queste ricette è perfetta per chiudere questa chiacchierata.


Si tratta di un "Incantesimo a salvaguardia dell'amore": si prendono le erbe indicate da Tess e si lasciano in infusione in una tazza di tè forte; dopodiché, questo tè deve essere offerto alla persona amata in una notte di luna piena.
Ed è così che mi congedo da voi.


Voto
5 stelle (secondo la scala di Anobii, da 1 a 5 stelle)

Scheda del libro
Brossura, 311 pagine
Editore: TEA (14 ottobre 2010)
Lingua: Italiano
ISBN: 9788850222773
Titolo originale: Jane and the Stillroom maid (Being the fifth Jane Austen Mystery)

Derbyshire, 1806. Jane, in vacanza, sta assaporando il mite clima estivo d'agosto e scoprendo le meraviglie della regione, quando, durante una delle sue passeggiate, trova il cadavere di un giovane uomo, dai boccoli biondi e dal viso bello come quello di un angelo. A sconvolgerla ulteriormente è il coroner che le rivela che non si tratta di un uomo bensì di Tess Arnold, domestica personale di Mr. Charles Danforth di Penfolds Hall, travestita con gli abiti del suo padrone. Tess aveva servito fedelmente a Penfolds per molti anni, prima di essere accusata di stregoneria e cacciata via. Cosa si nasconde dietro la sua morte? È stata la vittima di un pazzo? O qualcuno l'ha tolta di mezzo per seppellire con lei segreti innominabili? Come sempre, il fiuto di Jane per l'intrigo e la menzogna porterà la nostra eroina a lanciarsi in un'indagine pericolosa...

Per saperne di più
recensione di LizzyGee-Gabriella Parisi su Old Friends and New Fancies, con dettagli su Edward Cooper e la famiglia del Duca del Devonshire

Un'estate con Ragione e Sentimento (2008) e Orgoglio e Pregiudizio (1995) su LaEffe!

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Nel giorno del solstizio di giugno, abbiamo un ottimo motivo per festeggiare l'inizio ufficiale dell'estate nonostante l'afa e il caldo siano già opprimenti.
Grazie a laeffe, la rete televisiva in chiaro sul canale 50 del digitale terrestre, le nostre serate domenicali saranno ristorate da due serie austeniane imperdibili.
Una è inedita in italiano mentre l'altra è stata trasmessa più volte, almeno negli ultimi anni, su canali a pagamento.
Sì, grazie ad un leggero - ma graditissimo - cambiamento di programma rispetto a quanto indicato qualche settimana fa, finalmente potremo vedere sui nostri schermi, in italiano, uno di seguito all'altro, Ragione e Sentimento prodotto dalla BBC nel 2008 e, subito dopo, l'ormai leggendario, amatissimo Orgoglio e Pregiudizio del 1995, gratuitamente, su laeffe.
Quando? Ci saranno repliche?
Prendete una tazza di tè e la vostra agenda per annotare date e orari...



Anche in questi casi, come già sperimentato con Emma in onda in questo periodo, le repliche saranno numerose e soprattutto la nuova puntata della domenica sarà sempre preceduta dalla replica della puntata precedente, per finire in bellezza la settimana e predisporci nel migliore dei modi a quella nuova. Dunque...


Ragione e Sentimento ed. BBC 2008 ci terrà compagnia nel mese di luglio. La prima puntata sarà trasmessa domenica 30 giugno alle 22. Le due puntate successive avranno la stessa collocazione oraria.


Avete fatto bene i conti? Sì, il giorno 30 faremo una vera scorpacciata austeniana: alle 21, con la replica dell'ultima puntata di Emma, e alle 22 con la prima di Ragione e Sentimento!




Orgoglio e Pregiudizio ed. BBC 1995 inizierà sul finire del mese di luglio. La prima puntata sarà trasmessa domenica 21 luglio alle 22. Le cinque puntate successive avranno la stessa collocazione oraria. 
E questo significa che passeremo uno splendido mese di agosto con Lizzy, Mr Darcy & Co.!



Non solo: come nel caso precedente, il giorno 21 luglio faremo un'altra abbuffata con l'ultima puntata di Ragione e Sentimento e la prima di Orgoglio e Pregiudizio.
Per chiunque si chiedesse se questi sceneggiati saranno ritrasmessi in futuro, non ci sono notizie al momento e non ci resta che restare sintonizzati e goderci il presente!

Mettiamoci comodi e teniamo a portata di mano un buon tè freddo alla menta e un gelato goloso. Jane Austen ci aspetta ogni domenica sera su laeffeda qui alla fine di agosto...



Per saperne di più
☞  Le recensioni degli adattamenti BBC di Ragione e Sentimento e Orgoglio e Pregiudizio nella pagina Film Austeniani su questo blog.
☞  La pagina di Ragione e Sentimento sul sito di LaEffe

Tra mito e realtà, la storia d'amore con Tom Lefroy

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Dei moti del cuore di Jane Austen non sappiamo niente.
Dobbiamo essere rassegnati a baloccarci con pochissimi, striminziti indizi sparsi qua e là nelle sue lettere e nei ricordi altrui. 
La fantasia, le riflessioni, i pensieri provano a colmare i vuoti, a definire i contorni, a stabilire certezze, e tentano maldestramente di consolarci del fatto (questo, sì, del tutto certo per quanto ci rattristi) che non avremo mai una realtà con cui sostituirli.
La storia con Tom Lefroy è, sì, un fatto ma, ahimé, molto scarno che di ben definito ha solo il fascino che suscita in chiunque ci si imbatta, e pochi dettagli fattuali.

Come si conobbero? Che cosa li avvicinò? E chi li allontanò, e perché? E' vero che Tom non la dimenticò mai, tanto da dare il suo nome alla primogenita? E che lei sublimò questa triste esperienza nelle opere immortali ed appassionanti uscite dalla sua penna? E che in Mr Darcy troviamo alcuni tratti di Tom?... 
La biografia Becoming Jane Austen di Jon Spence del 2003 e il quasi omonimo film assai liberamente tratto da essa nel 2007 hanno contribuito ad alimentare il mito con tale vigore che, inevitabilmente, sorge spontanea la curiosità...


Di ciò che sappiamo di questa storia d'amore tra Jane e Tom, che cosa appartiene alla realtà e che cosa alla leggenda romantica?
Vi invito a scoprirlo in un articolo che Giuseppe Ierolli ha scritto per JASIT.

Cercasi Mr. Wickham disperatamente

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Per carità , solo cinematograficamente parlando, si intende!
(Vade retro, infingardo mascalzone, profittatore dalla faccia d'angelo!)

Impossibile resistere a GW, anche per la brillante Lizzie!
In questo anno di grandi scorpacciate di Pride and Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio) in tutte le salse, mi sono trovata troppo spesso a rammaricarmi della forma che George "stregatto" Wickham ha assunto nei vari adattamenti per lo schermo. E ormai posso annoverarne un buon numero per poter redigere un bilancio.

Trovo che in tutti gli adattamenti visti finora, tra epoca originale e tempi moderni, nessuno (o quasi) sia riuscito a cogliere appieno questo personaggio, e non per colpa degli attori, che hanno sempre svolto seriamente il proprio mestiere, ma per le scelte compiute dei realizzatori al momento di affidarne la parte.
Come al solito, le indicazioni della sua creatrice, Jane Austen, sono poche ma precisissime. Quando lo incontriamo per la prima volta in strada, a Meryton, al capitolo 15, ce lo descrive come un giovane "di aspetto molto distinto", al quale 
mancava solo la divisa per completarne il fascino. L'aspetto era senz'altro a suo favore; aveva tutto quello che si può chiedere alla bellezza, un bel volto, una bella figura e modi molto piacevoli. Dopo essere stato presentato rivelò subito la sua disinvoltura di conversatore, una disinvoltura allo stesso tempo perfettamente corretta e senza pretese [...].
In seguito, saranno le sue parole e le sue azioni a definirne il ritratto, impietosamente.
Dunque, in che modo i film e gli sceneggiati hanno concretizzato queste parole? E perché continuo a pensare di non aver ancora trovato il Wickham giusto? Andiamo con ordine. Cronologico, of course.




1940, film Metro Goldwin Meyer: Edward Ashley Cooper
Bè, considerando il film nel suo complesso - un fantasmagorico delizioso guazzabuglio in cui la materia originale viene rimaneggiata pesantemente in chiave Ziegfeld Follies - diventa difficile esprimere un giudizio di questo genere. Il personaggio non è quasi più lo stesso. 
Del resto, di fianco al Mr. Darcy di Laurence Olivier, difficilmente si sarebbe potuto trovare una figura tanto peculiare da emergere dall'alone di luce propria emanata da cotanto Darcy.


Tuttavia, anche a prescindere da Sua Maestà Olivier, e restando concentrata sul dato di fatto, questo Wickham non è Wickham esattamente come questo film non è Orgoglio e Pregiudizio, ma un adattamento molto libero.  
Bocciato, ma non per colpa sua... Proseguiamo.



1980, serie tv, BBC: Peter Settelen
In uno sceneggiato che presenta la migliore Elizabeth di sempre, e trova la giusta combinazione per molti ruoli cruciali, purtroppo questo è uno dei pochi passi falsi. Questo Wickham è un dandy borioso, del tutto privo di fascino, persino le sue buone maniere sono esplicitamente false.


Bocciato, senza appello. Continuiamo a cercare...



1995, serie tv, BBC:Adrian Lukis
Bisogna rassegnarsi al fatto che anche questo sceneggiato, leggendario e ormai intoccabile, ha pure qualche difetto. Wickham è uno di questi. 
Fin dalla prima volta che lo vidi, mi sembrò viscido e melenso - e sorvolo sul fatto che non sembra avere propriamente l'età di un coetaneo di Darcy/Colin... Ogni volta, mi chiedo come possa questa Lizzy così fiera e sicura di sé lasciarsi abbindolare da un Wickham così poco piacevole.
Bocciato (mi si perdoni il reato di lesa maestà). Passiamo oltre...



2005, film, Warner: Rupert Friend
Per essere bello, sì, è bello. Ai miei occhi, però, è insipido, inespressivo, e nel brevissimo spazio concessogli dalla sceneggiatura, che comprime il ruolo in pochissime scene, la bellezza oggettiva che pure gli riconosco non si trasforma nella necessaria avvenenza richiesta a Wickham. 


Insomma, perché tutta la contea, compresa la perspicace Lizzy Bennet, dovrebbe cadere innamorata di questo Wickham?...
Bocciato.

Passiamo agli adattamenti in ambientazioni diverse dal romanzo. Ecco quali Wickham contendono a Darcy il cuore di Lizzy.


2004, Bride and Prejudice (Matrimoni e Pregiudizi), film, Twentieth Century Fox: Daniel Gillies
Ma per carità! Né bello né fascinoso né simpatico, non ci siamo proprio! 
La sceneggiatura lo aiuta meno di quanto non accadrà a Rupert Friend nel 2005, ma qui non c'è nemmeno l'attenuante della bellezza, di rigore per il personaggio. 


Non si capisce, no, in questo caso meno che mai, perché tutte le fanciulle (e che fanciulle!) dovrebbero cadere ai suoi piedi. 
Inspiegabile.


2008, Lost in Austen (Il romanzo di Amanda), serie tv, ITV: Tom Riley
Non lasciatevi ingannare dalle foto, che nella loro staticità non riproducono ciò che caratterizza questo Wickham - che non è bello, affatto, ma nel movimento della vicenda ha una perfetta aria impertinente da simpatica canaglia, complice una sceneggiatura che gli affida un ruolo meno fedifrago e più sinceramente piacevole rispetto al romanzo.


A confronto con questo Darcy (al centro nella foto qui sopra, che lo rende anche più fascinoso della realtà), io, fossi stata in Amanda, non avrei avuto dubbi e sarei scappata con questo Wickham!
Ci siamo, quasi! Promosso, con riserva.



2013, The Lizzie Bennet Diaries, serie web, Pemberley Digital: Wes Aderhold
Fermi tutti. Forse, finalmente ci siamo! Per un Wickham moderno, ecco un belloccio rubacuori, ostentatamente atletico e piacione, che non pone alcun dubbio agli spettatori sul perché tre donne inopinatamente brillanti perdano la testa per lui.
Promosso!
...anche se resta il fatto che si tratta di un adattamento in epoca moderna che, forse, rende più facile esprimere le qualità richieste ad un personaggio del genere - tanto bello quanto pernicioso - attraverso un linguaggio (verbale, corporeo, psicologico, sociale, ecc.) che è lo stesso che usiamo ogni giorno, per di più lontano dai vincoli del romanzo originale.

Wickham, insomma, più di Mr Darcy sembra faticare a trovare la giusta personificazione.
Non ci resta che aspettare il prossimo adattamento.

Che ne pensate? Come ve lo immaginate? Chi vedreste bene nei panni del Fedifrago del Derbyshire?

Il ritorno di Emma (in tv)

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Avevate perso qualche puntata? O addirittura tutte? 
Avevate registrato diligentemente tutte le puntate e qualche perfido diavoletto informatico ve le ha cancellate?
Lo avete scoperto troppo tardi? 
Lo avete visto, non vi ha convinto e vi piacerebbe ridargli un'occhiata per farvi un'idea precisa? 
Avete semplicemente voglia di rivederlo perché di Jane Austen non se ne ha mai abbastanza?
Niente paura, Emma ritorna!
Dopo Ferragosto, come si conviene.

Dal 16 di agosto, alle 21:40, su laeffe, sarà replicata l'intera serie in 4 puntate di Emma, nell'edizione BBC del 2009.
Quella sera, dopo l'ep. 1 di Emma, potremo vedere la replica dell'ep. 4 di Orgoglio e Pregiudizio (che, vi ricordo, inizia domenica 21/07 alle 22).


Le puntate di Emma andranno in onda:
☞  il venerdì alle 21:40, la nuova puntata
☞  e le repliche il sabato alle 23 e la domenica alle 20.

Avete notato? La domenica sera, quindi, faremo una gigantesca scorpacciata di sceneggiati austeniani a partire dalle 20!

Da domenica 21/07 alle 22

Quello è infatti il giorno in cui è già programmato Orgoglio e Pregiudizio BBC 1995, con la replica alle 21 e il nuovo episodio alle 22. Un vero tripudio, da farsi prendere dalle vertigini!
E invece, restate perfettamente in voi, preparate ogni genere di conforto per rinfrescarvi nelle sere d'estate, e godetevi questa immersione totale negli adattamenti televisivi di Jane Austen - che continuerà anche dopo agosto, con il film Miss Austen Regrets, un capolavoro sugli ultimi anni di vita di Jane Austen, inedito in Italia.

La programmazione è in definizione quindi restate sintonizzati su laeffe o passate qualche volta in questa sala da tè per gli aggiornamenti.

Per saperne di più
Come vedere laeffe:
☞  canale 50 del DTT 
☞  in diretta online, in streaming su http://www.laeffe.tv/it_IT/home/live

Miss Austen Regrets

☞  Scheda di Emma e programmazione su laeffe (non ancora aggiornata)
☞  Recensioni di Emma, Orgoglio e Pregiudizio, Miss Austen Regrets nella pagina Film Austeniani su questo blog

18 luglio 1817-2013

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Let other pens dwell on guilt and misery. I quit such odious subjects as soon as I can, impatient to restore every body, not greatly in fault themselves, to tolerable comfort, and to have done with all the rest.
Che altre penne si soffermino su colpe e miserie. Io abbandono questi odiosi argomenti non appena posso, impaziente di riportare tutti quelli non troppo colpevoli a un tollerabile grado di benessere, e di farla finita con tutto il resto.
(Mansfield Park, cap. 48)

Grazie, dear aunt Jane, per avermi insegnato l'arte di sorridere.

Alla scoperta di Orgoglio e Pregiudizio Marvel in ed. italiana (Panini) con la sua traduttrice, Nadia Terranova

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Oggi 18 luglio, data fondamentale per chiunque ammiri o studi Jane Austen, c'è un'occasione in più per ricordare questa geniale scrittrice che ha regalato all'umanità preziosi gioielli di letteratura che, nel corso di due secoli, hanno affascinato e arricchito folle intere di lettori, al di là di qualunque limite di tempo e di spazio.  
Come omaggio a questa grande donna, infatti, oggi approfitto di una novità del giorno e vi propongo un tè "di ringraziamento", leggero ma non troppo, che ci ricordi con un sorriso ciò che ci ha lasciato.
Esce oggi (sì, proprio oggi) anche in libreria l'edizione italiana di Orgoglio e Pregiudizio - il suo, nostro "caro bambino", ormai bicentenario - in versione graphic novel creata da Marvel nel 2009 ed ora edita in Italia da Panini Comics.
La coincidenza non può passare inosservata ed io colgo volentieri l'occasione per un personale omaggio che ricordi quanto Jane Austen sia oggi, 18 luglio 2013, più viva che mai



Ho già dedicato un tè delle cinque a questo adattamento davvero fuori dal comune, in cui la vicenda di Lizzy Bennet viene tradotta in fumetto da parte della più classica delle case editrici di fumetti, l'americana Marvel (link in fondo al post).
Sul testo di Nancy Butler posso solo dire elogi (tanti!) mentre sulle illustrazioni mi sento un po' combattuta tra l'oggettiva consapevolezza che si tratta, appunto, di un fumetto Marvel, con tutti i canoni estetici "energici" che ben conosco, e il mio (molto soggettivo) gusto personale che resta malissimo di fronte alla mano di Hugo Petrus, percepita come pesante ed esasperata, e un po' troppo influenzata dal film del 2005...
(Su questo aspetto, vi invito a leggere l'illuminante recensione di Petra/Miss Claire/LizzyP sul suo blog La Collezionista di Dettagli)

In questo tè molto speciale vi invito a scoprire l'edizione italiana fresca di stampa con colei che ne ha curato la traduzione, Nadia Terranova,Janeite di lungo corso, ammiratrice convinta di Lizzy, Darcy & Co (come dimostra il suo articolo speciale per il Bicentenario, pubblicato sul suo blog e su JASIT), che mi ha fatto il grande onore e l'infinito piacere di accettare di passare da queste parti per questo tè delle cinque "di ringraziamento" alla generosa genialità di Jane Austen.



Chiacchiereremo non solo di Jane Austen e Orgoglio e Pregiudizio in generale ma anche dell'arte della traduzione e delle sfide che Nadia ha affrontato nel cimentarsi con i fumetti Marvel dedicati alle sue opere.

Tea time al Cassandra's Cup, la sala da tè di fronte alla casa di Jane Austen a Chawton

1. Carissima Nadia, so bene che il tuo amore per Jane Austen viene da molto lontano. Farò riferimento ad un dato universalmente riconoscibile: il capitolo dedicato a Jane Austen in Caro Diario ti scrivo.
Lì hai raccontato come è avvenuto il tuo primo incontro con questa straordinaria ammaliatrice di bambine lettrici. Puoi ricordarlo anche qui?

Da ragazzina mia madre mi mollò una copia di Orgoglio e pregiudizio (in un'edizione Bur che ovviamente ancora conservo) senza troppe chiacchiere. Per una volta mi fidai. Appena cominciato a leggerlo, ricordo di aver pensato che conteneva tutto quello che avrei dovuto sapere non tanto sui rapporti d'amore quanto su quelli di sopravvivenza familiare, quelle strategie che mia madre non riusciva a (o non voleva) insegnarmi ma di cui aveva intuito avessi necessità. La prima lezione fu che in una famiglia bislacca il sarcasmo ti salva e ti aiuta a esistere; poi altre verità poco edulcorate riguardanti, per esempio, i rapporti di potere economico e affettivo. Leggi Austen in Sicilia (altro che Teheran) e vedi la famiglia per quello che è: una scacchiera. Lo sono tutte, certo, ma quella terrona in modo più plateale.


2. Ti chiedo scusa fin d'ora per la banalità della domanda ma sai bene che tra Janeite, dopo essersi scambiate il racconto del primo incontro con Jane, è inevitabile chiedersi anche quale sia l'opera austeniana preferita - anche perché di solito ci si diverte a parlarne diffusamente. Perciò procedo: qual è l'opera di Jane Austen che preferisci? E perché?
(Come sai, la mia è proprio O&P, tallonata a distanza sempre più ravvicinata da Persuasione)

Anche per me Orgoglio e pregiudizio, ma tallonata a vista da Emma.


3. Leggendo il "tuo" diario della dodicenne Jane, ho avuto nettamente l'impressione che ogni tua parola scaturisse da una profonda conoscenza dell'autrice e di tutto quanto ha scritto. A parte i romanzi canonici, c'è qualche altro scritto che ritieni importante o che senti particolarmente caro?

Mi piacciono molto le lettere, adoro il modo in cui commenta i suoi personaggi, la sprezzatura e insieme la vanità estrema con cui considera le sue opere. Uno dei rari casi in cui l'autore parla dei suoi libri e non risulta noioso, anzi. Sono curiosi anche i Juvenilia, che ho letto nell'edizione curata da Giuseppe Ierolli.


4.Orgoglio e Pregiudizio sembra essere tra tutte le opere austeniane, ma anche più in generale, tra i classici della letteratura di tutti i tempi, particolarmente invitante per gli adattamenti, anche nei più svariati mezzi espressivi, come dimostra questa versione a fumetti di Marvel, che ha inaugurato la serie dedicata a Jane Austen.
Fiumi d'inchiostro sono già stati scritti in merito ma non posso fare a meno di chiedere anche a te, da Janeite a Janeite: che cosa rende O&P così invitante per la fantasia e i sentimenti di chiunque lo legga? Perché, chiudendo il libro, ci sembra di essere ancora lì, tra Pemberley e Longbourn, e di non riuscire più a fare a meno di Lizzy, Darcy & Co.? Tanto da sentire l'impellente impulso di continuarne la storia, o colmare i vuoti sapientemente lasciati dalla sua geniale autrice?

L'immaturità, la fragilità, l'inadeguatezza dei personaggi - in contrasto con l'ultraconsapevole, sardonica (a tratti felicemente sadica) maturità della penna che li racconta in terza persona. Abbiamo una scrittrice che sa tutto, dei personaggi che sbagliano tutto, e il ritmo di una macchina narrativa perfetta che scandisce continui varchi fra questi due mondi opposti.


5. Parto con una riflessione e concludo con una piccola raffica di domande sulla tua traduzione.
Chiacchierando con Petra (LizzyP, che ha recensito in anteprima questa ed. italiana del graphic novelsul suo blog La Collezionista di Dettagli) abbiamo notato fin dalla lettura della versione americana che il fumetto deve molto al film del 2005, per la parte visiva, mentre il testo è molto più vicino all'originale di quanto si possa pensare.
Mi piace che Nancy Butler abbia adattato perfettamente il testo austeniano al mezzo espressivo del fumetto senza snaturare il romanzo. Insomma, non è esattamente Jane Austen eppure lo è, perché - parafrasando un commento di una co-fondatrice di JASIT, Mara - ritroviamo tutto, ma proprio tutto ciò che deve esserci.
Tu che lo hai tradotto, che ne pensi?
Ci sono stati passaggi che ti hanno posto di fronte a problemi di traduzione? Ce ne sono alcuni che ti sono particolarmente piaciuti?
In generale, ci puoi raccontare la tua esperienza di traduttrice di un testo che parte da Jane Austen e lo ricodifica per un mezzo espressivo ed una realtà modernissimi, ben lontani dal 1813, anno di pubblicazione?

Allora, innanzitutto ho avuto la fortuna di lavorare con una bravissima editor, Elena Zanzi, nominarla mi sembra il minimo perché in fase di revisione ci siamo arrovellate insieme su tanti punti. Laddove io partivo con l'orecchio e l'istinto lei mi metteva di fronte a logiche di coerenza e di lì si contrattava fino alla scelta che ci sembrava migliore, ovviamente non la migliore in assoluto (se mai esiste questa possibilità) ma in un contesto che deve tenere presente un intero ventaglio che va dall'originale austeniano alla storia delle sue traduzioni passando per la particolarità del mezzo con cui abbiamo a che fare, cioè il fumetto.
Nancy Butler, come dichiara nella sua introduzione, è rimasta fedele al linguaggio austeniano, tranne che per pochissimi passaggi in cui un adattamento dialogico era necessario, perché, come dice lei stessa, nessuno può riscrivere la Austen meglio di quanto non abbia già scritto la Austen. Ho apprezzato tantissimo la sua scelta, contemporaneamente però mi metteva di fronte al totem dei totem: tradurre Jane in persona, filtrata, mediata, ma pur sempre Jane con l'ansia da prestazione che ne consegue.


6. Trovo molto saggia la decisione di Panini, editore italiano di Marvel, di privilegiare l'omogenietà della traduzione affidando sempre a te anche gli altri graphic novel tratti dai romanzi austeniani. Da quanto mi hai detto, hai già tradotto o stai completando la traduzione anche degli altri libri (Ragione e Sentimento, Emma e L'Abbazia di Northanger, che saranno pubblicati in quest'ordine a partire dal prossimo settembre, N.d.R.) il cui testo è sempre curato da Nancy Butler.
Puoi anticipare un giudizio complessivo sulla capacità di questa tua collega scrittrice di adattare anche gli altri romanzi? Quale tra questi ti sembra quello meglio riuscito, proprio da un punto di vista testuale?

Concordo, mi hanno contattata già con la precisa volontà di affidare allo stesso tandem (traduttore e editor) tutta la serie, e in effetti è stato saggio perché all'inizio io e Elena abbiamo fatto un lavoro che poi è risultato prezioso anche per i volumi successivi.
Circa Butler, ha fatto un gran lavoro soprattutto in Ragione e sentimento, che inizialmente Austen aveva scritto come un romanzo epistolare e dell'epistolario ha conservato tantissimo, quindi è pieno di lettere e descrizioni. Dev'essere stata dura sceneggiarlo, trasformare in dialoghi le pagine salienti, che al contrario di altri romanzi austeniani fitti di dialoghi qui spesso sono narrate, mantenendone la vivacità. Non avrei voluto essere al suo posto, ha tutta la mia ammirazione!



7. Non posso non chiederti se tra tutti questi graphic novel austeniani ce n'è uno che ti piace particolarmente, sotto ogni punto di vista, per l'equilibrio che crea tra testo e illustrazioni. Il mio preferito tra essi non è, come potresti pensare, O&P perché la parte visuale mi ha un po' spiazzata, ma è senza dubbio Northanger Abbey. E il tuo?

La particolarità di aver affidato a illustratori diversi ogni fumetto fa sì che ogni austeniano possa porsi questa domanda. Difficile scegliere per me, però sì, anche io alla fine ho un debole per l'Abbazia.


8. Un'ultima domanda. Attingendo alla tua sensibilità verso i giovanissimi lettori, ritieni che questa Jane Austen in versione graphic novel possa fare da tramite verso la conoscenza diretta dei romanzi per chi ancora non la conosce (o magari la conosce solo attraverso i luoghi comuni, avendone un giudizio negativo e distorto)? Anche indipendentemente dall'età del neofita?
Io confido molto nel potere evocativo delle sue storie, in qualunque salsa siano preparate...

Credo di sì, mi pare perfetta per i neofiti e sfiziosa per gli appassionati e spero che possa incuriosire i ragazzi e deliziare gli adulti.

Grazie di cuore, Silvia, e in bocca al lupo con JASIT.

Grazie per aver preso questo tè con noi, Nadia. E mi scuso per le lunghe elucubrazioni ma in questa sala da tè mi lascio sempre prendere un po' dall'entusiasmo.
Ti lascio alla traduzione di Northanger Abbey versione Marvel (che non vedo l'ora di avere anche nell'edizione italiana di Panini) nonché alle tue scritture e letture.


Il prossimo appuntamento con l'edizione italiana di questi fumetti è Ragione e Sentimento, a settembre, e a seguire Emma e L'Abbazia di Northanger.

Per saperne di più

Scheda del libro
Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen
adattamento di Nancy Butler
disegni di Hugo Petrus, copertine di Sonny Liew e Denis Calero
traduzione di Nadia Terranova
Prima edizione 18 luglio 2013
Editore Panini Comics,
Collana Marvel Graphic Novels
Brossura, a colori, 128 pagine

Sinossi
Non esiste lettore che non conosca i romanzi di Jane Austen, capaci di esplorare tutte le sfumature del cuore femminile traducendone in prosa ansie, gioie, debolezze e virtù. Per la prima volta Orgoglio e Pregiudizio diventa una graphic novel! L’emozionante incontro-scontro tra Elizabeth Bennet e il ricco e orgoglioso Mr. Darcy, sullo sfondo della società inglese dell’Ottocento, ci racconta con arguzia e raffinatezza come l’amore possa vincere, e cambiare, anche il cuore più ostinato.

☞  Recensione dell'edizione italiana a cura di Petra Zari su La Collezionista di Dettagli
☞  Recensione dell'edizione originale inglese su Un tè con Jane Austen
☞  Lizzy e Darcy, i disfunzionali prediletti del mondo, di Nadia Terranova
☞  Caro Diario ti scrivo, di Patrizia Rinaldi e Nadia Terranova, nella recensione di Un tè con Jane Austen
☞  Il blog di Nadia Terranova con tutte le sue opere
☞  La pagina dei fumetti austeniani sul sito di Marvel


Nel cuore dell'estate con Lizzy, Darcy & Co. - Dal 21 luglio, Orgoglio e Pregiudizio BBC 1995 su laeffe

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L'inizio di Pride and Prejudice BBC 1995 è una vera dichiarazione d'intenti.
Il movimento e l'energia, infatti, sono gli elementi principali di questi primi minuti dello sceneggiato, in cui due cavalieri, Bingley e Darcy, galoppano a perdifiato sul vasto prato e si fermano solo per ammirare una splendida dimora in lontananza.
Lo scambio di battute ha il fiato corto, i cavalli stentano a restare fermi, i due uomini parlano brevemente e decidono in fretta, per ripartire con la stessa velocità di prima.
Ed è proprio in questo frangente che li vede una giovane, Elizabeth, che si è fermata come loro ad ammirare il paesaggio ma anche a osservare incuriosita i due cavalieri.
Ma nemmeno lei si ferma a lungo perché è nel bel mezzo di una delle sue proverbiali passeggiate, che ossigenano il suo suo corpo dinamico e il suo spirito, altrettanto vivace - vedete le braccia che ondeggiano allegramente, seguendo il suo passo baldanzoso?, e vedete la soddisfazione distesa sul suo volto?, e l'aria volitiva della sua persona e di questo suo essere perfettamente in sintonia con la natura intorno a lei?, e la camminata che diventa corsa, con tanto di salti, battimani  e scalpiccio sul sentiero?







Questo, ladies and gentlemen, è solo l'attacco iniziale di questa sinfonia di vicende e personaggi, orchestrata magistralmente (e in modo davvero molto personale) da Sir Adnrew Davies, lo sceneggiatore che ha preso l'energia che scorre come un fiume sotterraneo tra le righe del romanzo di Jane Austen per usarla come tonica di questa serie tv indimenticabile, in cui i piccoli difetti (gli estimatori si rassegnino, nessuno è perfetto) si perdonano senza nemmeno pensarci.

Indipendentemente dalla mia opinione sui suoi pregi-e-difetti, sarò per sempre infinitamente grata a questo adattamento leggendario perché ha contribuito a riaccendere l'attenzione del grande pubblico verso Jane Austen, per di più rivelandone un aspetto - l'energia delle passioni - che per troppo tempo era stato ignorato poiché di preferiva relegare questi romanzi al ruolo di lettura edificante per signorine per bene o, peggio, di romanzo rosa.


Già trasmesso tanti anni fa dalla RAI (stagliuzzato qua e là e con un doppiaggio non sempre ammirevole) e poi lasciato nel dimenticatoio per poi metterlo a disposizione solo di qualche canale a pagamento, torna finalmente in chiaro, per la gioia di tutti noi, su
laeffe
a partire da
domenica 21 luglio alle ore 22



Come da consolidata abitudine, ogni puntata viene replicata la domenica successiva alle 21, per poi essere seguita dal nuovo episodio.
Non perdete questa leccornia austeniana nel cuore dell'estate!
(a cui resto si aggiungerà la replica di Emma...)
Buona visione!

Per saperne di più


La pagina di laeffe dedicata a Orgoglio e Pregiudizio
☞ La pagina di BBC dedicata a questo sceneggiato
Recensione di Orgoglio e Pregiudizio BBC 1995 su questo blog alla pagina Film Austeniani
Il ritorno di Emma in tv, con tutti i dettagli sulla replica di Emma BBC 2009 su laeffe a partire dal 16 agosto

Come vedere laeffe:
☞  canale 50 del DTT 
☞  in diretta online, in streaming su
 http://www.laeffe.tv/it_IT/home/live

George Wickham trovato! Si chiama Daniel Cle(a)ver

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Hugh Grant in Bridget Jones's Diary
Lo confesso pubblicamente: nella mia carellata dei Wickham dello schermo di qualche settimana fa, non avevo proprio considerato "questo" Wickham. 
Ma il bello di una sala da tè virtuale e molto austeniana è che ci si scambiano chiacchiere, opinioni e informazioni esattamente come ci si versa vicendevolmente una tazza di tè o ci si passa i dolcetti e lo zucchero.
(E' esattamente per questo che nel dicembre del 2010 mi sono decisa ad aprirla, uscendo dal mio tristissimo quanto involontario ed inconsapevole isolamento...)
Ma andiamo con ordine. Ricapitolerò la puntata precedente, per chi non fosse stato presente.

Dopo il mio grido lamentoso dello scorso 13 giugno, Cercasi Wickham disperatamente (link in fondo al post), ci siamo tutte rammaricate di una sorta di incapacità dei realizzatori di adattamenti per lo schermo di trovare la faccia giusta per questo personaggio così ambiguo, vero farabutto dalla faccia d'angelo e le maniere di un gentiluomo, profittatore e manipolatore di uomini e donne, vecchi e bambini, che riesce a far cadere nella rete persino quella campionessa di perspicacia che è la nostra Lizzy Bennet (ma non la sua implacabile amica, Charlotte...) - salvo poi cadere su alcune ingenuità che lo fanno apparire come uno sciocco sprovveduto, sì, ma solo dopo le rivelazioni del caso.
(Devo ammetterlo, Zia Jane era riuscita a convincere anche me, la prima volta che lessi il libro - e pensare che avevo già visto il film del 1940...)
Tra un tè ed un biscotto, un commento di Elisa (alias October) mi ha giustamente ricordato una grave dimenticanza (di cui mi vergognerò da qui all'eternità). Perché non ci ho pensato?




Secondo la mia cara LizzyGee, essenzialmente perché sono ancora del tutto dispersa nel mondo virtuale di Lizzie Bennet ed il suo irresistibile vlog e fatico a considerare qualunque altro adattamento moderno di P&P.
Secondo me, come ho già detto nei commenti dell'altro post, perché tendo a considerare il Diario di Bridget Jones come un retelling di P&P talmente "re-told" che fatico ad includerlo in questa lista.
E ribadisco anche che, in confronto, The Lizzie Bennet Diariesè meno lontano dall'originale e più esplicitamente P&P rispetto al Diario di Bridget Jones. Chi conosce bene il primo sa che cosa intendo (per chi non lo conosce, potrebbe essere l'occasione per dare un'occhiata: nel qual caso, vi invito a leggere la mia recensione molto entusiasta in questo blog e la Guida su JASIT).

Ed ecco il nostro George Wickham: l'affascinante mascalzone Daniel Cleaver di Hugh Grant.
(mi si perdoni nel titolo del post il giochino di parole sul suo cognome, dove, togliendo la "a", resta un aggettivo, dal sapore molto ironico per un tipo come lui..)

Uno Stregatto in piena regola, bello e sornione, sempre parsimonioso nel dispensare le sue attenzioni (e per questo ancora più pericoloso, perché può contare su un effetto sorpresa reiterato). La sua entrata in scenaè una dichiarazione d'intenti davvero bellicosa...


con quell'aria allegra di chi pregusta i danni che potrà fare prima che il sole sorga nuovamente. Non a caso, la stessa Bridget/Lizzy lo definisce "office scoundrel".
Anche nell'immaginazione della nostra eroina, è capace di fare battute azzardate nel giorno delle loro nozze e rendersi ultra-simpatico e fascinoso a tutti i presenti...


Questo, peraltro, è l'unico momento davvero "pubblico" di questo Wickham, nel quale possiamo vedere quanto universale e inconsapevole (per chi lo subisce) sia il potere del suo fascino.
Riesce anche a mentire con una disinvoltura invidiabile persino nei momenti in cui l'evidenza è schiacciante...


Ma quando, scaricata Bridget/Lizzy per la giovane glamour americana Lara/Mary King, capisce di aver preso una cantonata e di aver perso la sua Bridget/Lizzie, per di più a favore di Darcy, ecco il nostro Daniel/Wickham rimettere in campo le sue doti di conquistatore subdolo...


You know me, I'm a terrible disaster, with a posh voice and a bad character


Ed è sempre talmente autorevole e inarrivabile nel suo essere "piacione" che, di fronte al Darcy/Darcy di Colin Firth (un Darcy al quadrato!), percepiamo che la sfida 


è davvero uno scontro tra titani!


Una VERA rissa!

Non ci stupisce, no, che un tale scontro 




diventi un vero spettacolo, imperdibile, mozzafiato...


Persino in mezzo ai vetri rotti, tutto stropicciato, con gli occhi pesti e il labbro sanguinante, Daniel/Wickham resta fedelissimo a se stesso e non perde l'occasione per dispiegare tutte le sue armi strategiche su Bridget/Lizzy - fino quasi a farle (farci) credere per un nanosecondo che, bè, sì, forse...



Per fortuna, l'effetto-Wickham dura proprio solo un nanosecondo! E Bridget/Lizzy può rifugiarsi felice tra le braccia di Darcy/Darcy, finalmente immune alla magia ipnotica del seduttore compulsivo.


Ma Daniel/Wickham è un irriducibile, qualunque cosa accada.
Anche leggendo P&P, sappiamo bene che continuerà a diffondere il proprio fascino da simpatica canaglia in qualunque tempo, in ogni luogo, su chiunque (si potrebbe dire, parafrasando un altro fascinoso mascalzone della letteratura, ben più tragico, che "trascende il suo controllo"..), continuando a cacciarsi in guai di vario genere,

Daniel e... Alan
e ad uscirne con il solito sorriso sornione da Stregatto.


Uh, pardon...


Grazie, Hugh!

A margine di questo tributo all'unico Wickham dello schermo davvero credibile nell'obnubilare la proverbiale mente brillante di Lizzy e degno di rivaleggiare con Darcy (ve lo immaginate accanto a Colin Firth nello sceneggiato BBC del 1995?...),


aggiungo che, forse, stiamo per trovare il Wickham giusto per l'ambientazione originale.
La BBC, infatti, sta girando in questi giorni l'adattamento televisivo di Morte a Pemberley (titolo originale Death comes to Pemberley) tratto dall'omonimo romanzo della grande signora del giallo, P.D. James, un sequel di P&P. Sarà trasmesso il prossimo Natale.
Per il ruolo di Wickham è stato scelto un attore che, per aspetto e atteggiamento, sembra portarci finalmente sulla strada giusta. Si tratta di Matthew Goode.

I prossimi coniugi Wickham

Vedremo alla prova della recitazione se saremo di fronte ad un vero Wickham!

In conclusione... Abbiamo visto e commentato i Wickham più conosciuti, tra gli adattamenti che rispettano la storia e l'ambientazione originali e quelli moderni. Secondo i miei gusti, i Wickham più riusciti sono quelli degli adattamenti moderni, tra i quali inserisco anche Lost In Austen (Il romanzo di Amanda)
E se anche il nuovo Wickham di Morte a Pemberley si rivelasse un'ottima personificazione del personaggio, resterebbe comunque il mio grande rammarico: non aver mai visto il Darcy originale cimentarsi nelle vicende scritte nel 1813 con un antagonista degno di lui e del ritratto che ce ne dà la sua creatrice, Jane Austen.

Al prossimo adattamento per lo schermo, dunque!

Per saperne di più
- La precedente conversazione sui Wickham dello schermo: Cercasi Wickham disperatamente
- Sta per uscire il terzo capitolo della saga di Bridget Jones! Leggi i dettagli su Old Friends & New Fancies

Invito al Gruppo di Lettura: Orgoglio e Preveggenza di Carrie Bebris

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Settembre si avvicina e con esso la ripresa a pieno ritmo delle attività e l'inizio dell'autunno: le giornate si faranno sempre più corte e più fresche e, soprattutto, sempre più impegnative e frenetiche.
Nel salotto di Old Friends & New Fancies le mie care amiche Lizzies ed io abbiamo pensato di aiutarci a scacciare tutte le malinconie legate a questo momento con un Gruppo di Lettura settembrino, in italiano.

Poiché siamo ancora nell'anno del Bicentenario dell'amato Orgoglio e Pregiudizio, abbiamo scelto un seguito (o sequel) molto particolare, in cui Elizabeth e Darcy si trovano a trasformarsi, loro malgrado, in investigatori. Si tratta di Orgoglio e Preveggenzadi Carrie Bebris, ed è il romanzo che inaugura la serie Le indagini di Mr e Mrs Darcy, nel corso della quali entrano in scena personaggi e situazioni tratti dagli altri romanzi di Jane Austen.

Se ancora non lo avete letto, questa è l'occasione giusta per scoprire il mondo che Carrie Bebris ha immaginato per la coppia d'oro austeniana dopo il loro sospiratissimo matrimonio
Di seguito, tutti i dettagli...





Io l'ho già letto e posso anticipare che questa prima prova dell'autrice paga un po' lo scotto di essere il suo debutto ma di certo contiene già alcuni elementi che caratterizzano piacevolmente la scrittura di Mrs Bebris, come, ad esempio, il trattamento romantico, sì, ma delicato che riserva ai nostri amatissimi coniugi Darcy nonché l'accuratezza dell'ambientazione e dei riferimenti ai romanzi e alla vita di Jane Austen.
La serie si fa più interessante romanzo dopo romanzo, abbandonando anche il terreno mystery dei primi titoli, come prova il quinto libro della serie, Intrigo a Highbury, che mi è piaciuto moltissimo - e al quale presto aggiungerò il sesto, Inganno e Peruasione (non vedo l'ora!, soprattutto dopo la recensione entusiastica di LizzyGee).

Tuttavia, non mancherò di rileggere Orgoglio e Preveggenza con chi vorrà partecipare al GdL perché i ricordi della prima lettura si sono affievoliti e rinfrescarli diventa utile in vista del 2014...
Infatti, questa lettura ci introduce a quella che faremo il prossimo anno per il Bicentenario di Mansfield Park, quando ci ritroveremo nel salotto di Old Friends & New Fancies per un Gruppo di Lettura dedicato proprio a L'Enigma di Mansfield Park, la quarta indagine dei coniugi Darcy.

Orgoglio e Preveggenza è stato pubblicato in Italia nel 2004 ed è ora disponibile in una nuova edizione economica, la cui copertina è in testa al post.

Ci vediamo di là, 
nel salotto di Old Friends & New Fancies, 
a partire dal 7 settembre!

Per saperne di più



Dietro le quinte di Orgoglio e Pregiudizio BBC 1995

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Questa sera alle 22 su laeffesarà trasmessa la sesta ed ultima puntata dello sceneggiato Orgoglio e Pregiudizio prodotto dalla BBC nel 1995. 
Quante curiosità e retroscena potrà mai celare una realizzazione così accurata e intensa, che ha coinvolto attori, sceneggiatori, produttori ed esperti di grande bravura?  Se siete curiosi di conoscere il dietro le quinte di questa amatissima serie, vi raccomando questo libro del 1997, The Making of Pride and Prejudice. Troverete un'ampia serie di foto, appunti, chicche di ogni genere per soddisfare tutte le vostre domande sul modo in cui il capolavoro di Jane Austen è stato riportato sullo schermo, riaccendendo l'attenzione del grande pubblico su questa geniale scrittrice.
Potete scoprire il contenuto di questo libro in compagnia della mia cara amica LizzyGee (Gabriella Parisi), nel salotto di Old Friends & New Fancies.



Buona visione per stasera e... Buona lettura!

☞ Stasera:
Alle 21 replica della puntata n.5
Alle 22 nuova puntata n.6 (ultima!)

☞ Per vedere laeffe: 
canale 50 del DTT oppure in streaming http://www.laeffe.tv/it_IT/home/live 

☞ Repliche:
Mercoledì alle 00:10
Venerdì alle 22:40
Domenica alle 21:00 (seguirà la nuova puntata)

☞  Info su programmazione:

Le ombre dell'inquietudine (più che del delitto) nel paradiso di Darcy e Lizzie.Death comes to Pemberley (Morte a Pemberley) di P.D.James

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Questo romanzo è da qualche tempo tornato alla ribalta perché la BBC sta lavorando ad un suo adattamento per la tv, in tre puntate da un'ora ciascuna, che probabilmente sarà trasmesso il prossimo dicembre. 
È un prosieguo di Orgoglio e Pregiudizio ed è stato pubblicato nel Regno Unito lo scorso novembre, in tempo per la celebrazione del duecentesimo compleanno dell'amato capolavoro di Jane Austen, avvenuta lo scorso 28 gennaio.
(L'edizione italiana di Mondadori, infatti, è uscita puntualmente pochi giorni prima, il 22 gennaio)

I giudizi sul libro sono stati fin da subito molto contrastanti, talvolta così tanto da scoraggiare sia gli affezionati lettori di P.D. James sia gli austeniani più convinti. L'ho letto in originale, prima dell'uscita italiana, nel salotto delle Lizzies e mi sono resa conto di come molti di questi giudizi, indipendentemente dal grado di apprezzamento, si basino su un presupposto sbagliato.

Tra gli elogi sperticati e la condanna senza appello, infatti, c'è un giusto mezzo che diventa chiaro se si pensa a come nasce questo romanzo, nelle intenzioni dichiarate dalla sua stessa autrice in molte interviste ma, soprattutto, nelle pagine che ha scritto
.
In poche parole, non dobbiamo aspettarci un classico romanzo "à la P.D.James", in cui l'intreccio giallo è articolato e appassionante. Tutt'altro: la soluzione dell'enigma si compone assai presto nella mente di chi legge - e questo è, senza dubbio, un difetto - ma, come sempre in questi casi, il bello sta nello scoprire attraverso quali vie ci arriveranno i protagonisti. Non solo: ben altri sono gli aspetti che conquistano il lettore e - sono spiacente per i fan di P.D.James che restano all'asciutto - sono tutti decisamente austeniani...




Accanto alla caratterizzazione precisa dei personaggi, e alla prosa ricca, originale e fluida, ciò che più emerge è il trattamento, delicato e rispettoso e emozionante, a cui Dame James ha sottoposto il suo romanzo preferito e, in particolare, la coppia d'oro austeniana, gli eternamente universalmente adorati Elizabeth e Darcy, in splendide scene di vita a due o in momenti di introspezione individuale, sempre azzeccati e coerenti.
A questo punto credo sia chiaro che, più che un mysteryDeath comes to Pemberley (Morte a Pemberley) è un vero e proprio omaggio da parte di una scrittrice, che è anche una lettrice appassionata, alla sua scrittrice preferita, Jane Austen, e al suo romanzo del cuore, il "darling child" Pride and Prejudice; nonché di un divertissement vero e proprio, scritto per il piacere di scriverlo, senza ansie da produttrice di bestseller.

Aprendo il libro, sarete subito portati per mano lungo un "riassunto della puntata precedente", accompagnato da un punto di vista su Elizabeth e sull'accoglienza della notizia del suo ottimo matrimonio da parte dei suoi concittadini di Meryton che, sono sicura, vi coglierà di sorpresa...

Non ho letto l'edizione italiana di Mondadori e posso solo sperare che la splendida prosa di P.D.James sia rimasta intatta nel passaggio da un codice linguistico a un altro.

Se desiderate saperne di più, non esitate a passare nel salotto qui a fianco per leggere la recensione che abbiamo scritto in forma di conversazione tra noi Lizzies, tra una tazza di tè, qualche dolcetto e molte chiacchiere su un libro così controverso ma, a parer mio, immancabile tra le letture di ogni bravo Janeite.


Scheda del libro, edizione italiana

Mondadori (22 gennaio 2013)
Rilegato, 345 pagine
Collana: Omnibus
ISBN: 978-8804623281

Sinossi
Inghilterra, 1803. Sono passati sei anni da quando Elizabeth e Darcy hanno iniziato la loro vita insieme nella splendida tenuta di Pemberley. Elizabeth è felice del suo ruolo di padrona di casa ed è madre di due bellissimi bambini. La sorella maggiore Jane, cui lei è legatissima, vive nelle vicinanze insieme al marito Charles, vecchio amico di Darcy, e il suo adorato padre, Mr Bennet, va spesso a farle visita. Ma in una fredda e piovosa serata d'ottobre, mentre fervono gli ultimi preparativi per il grande ballo d'autunno che si terrà il giorno successivo, l'universo tranquillo e ordinato di Pemberley viene scosso all'improvviso dalla comparsa di Lydia, la sorella minore di Elizabeth e Jane. In preda a una crisi isterica la giovane donna urla che suo marito, l'ambiguo e disonesto Wickham, non gradito a Pemberley per la sua condotta immorale, è appena stato ucciso proprio lì, nel bosco della tenuta. Di colpo, l'ombra pesante e cupa del delitto offusca l'eleganza e l'armonia di Pemberley, e i protagonisti si ritrovano loro malgrado coinvolti in una vicenda dai contorni drammatici.

Per saperne di più sullo sceneggiato in preparazione
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