Recentemente, in un gruppo di Facebook si è riacceso il dibattito su questo finale alternativo del film Pride & Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio) di Joe Wright, per Universal Pictures, 2005. Mi sono resa conto che non sempre gli spettatori italiani sono a conoscenza della sua esistenza e che, una volta visto, il giudizio è (manco a dirlo) assai controverso.
E poiché tra pochissimi giorni ci troveremo per iniziare a leggere insieme, in questa sala da tè, proprio Orgoglio e Pregiudizio, ho pensato di cominciare fin d'ora ad immergerci nelle riflessioni intorno a quest'opera eccelsa.
So bene che questa elucubrazione potrebbe generare una piccola tempesta di opinioni contrastanti nella mia tazza di tè ma ciò che desidero fare oggi è semplicemente dare voce alle mie elucubrazioni, come sempre, e condividerle con chiunque vorrà scambiare la propria.
Sì, perché, per quanto si possa discutere di questo finale - soggettivamente, secondo i propri gusti, o più oggettivamente, sulle sue qualità cinematografiche - c'è almeno una cosa che ritengo del tutto aderente allo spirito dell'appassionata vicenda della coppia d'oro del mondo austeniano...
Ma prima, per rinfrescare la memoria a chi già lo conosce e dare l'opportunità di vederlo a chi ancora non lo ha visto, guardiamoci questo finale alternativo.
La questione è presto detta: per gli spettatori americani, è stato concepito un finale aggiuntivo, che fa proseguire il film per appena un minuto e mezzo, dopo la frase di Mr Bennet che invita a mandargli senza indugio gli eventuali giovanotti che dovessero presentarsi per Kitty o Mary perché "I'm quite at my leisure", è particolarmente in vena.
Su Youtube e negli extra del DVD possiamo trovare questo finale alternativo, anche se pare che non tutte le edizioni del DVD italiano lo contengano.Anche la ragione di questa scelta "personalizzata" è presto spiegata. E' evidente che la produzione (Universal) ha deciso che per il gusto del pubblico americano il film sarebbe stato più gratificante (e, di conseguenza, più gradito, più visto e più profittevole) con una scena più esplicita, per quanto lontana anni luce dal romanzo (e dall'autrice) a ci si ispira.
Ora, mi sono immaginata il regista e tutta la sua squadra di realizzatori davanti al dilemma di dover accontentare la casa produttrice. Ed ho sempre trovato che tutto, in questo finale, racconti l'evidente frettolosa rassegnazione con cui è stato creato, quasi con il minimo sforzo per il massimo rendimento: dagli abiti, alla situazione, al dialogo, tutto è troppo palesemente una enorme... licenza poetica. Che per me è anche inutile.
Personalmente, non sento alcuna esigenza di vedere il bacio tra Lizzy e Darcy. Per due motivi.
Innanzitutto, ciò che Jane Austen riesce a creare sulla pagina, e dentro al fantasmagorico teatro della nostra mente quando leggiamo, fa percepire nettamente ciò che accadrà tra questi due strepitosi modelli di uomo e di donna nella loro vita di coppia, anche se lei non ce lo racconta.
Quanta passione scorre tra le righe mentre li vediamo confrontarsi e conoscere se stessi attraverso l'altro, ad ogni sguardo, ad ogni parola, ad ogni gesto! E questo ci fa sentire con certezza assoluta che la loro vita coniugale sarà espressione totale di questa unione profonda. Lo sappiamo, lo percepiamo a livello inconscio, emotivo, razionale, quasi metafisico.
In secondo luogo, il film di Joe Wright si tiene perfettamente insieme così.
Il finale su Mr Bennet che lascia andare la sua adorata figlia consegnandola alla sua vita adulta e di coppia, sancendo così il passaggio dal suo affetto paterno a quello coniugale di Darcy, non ha bisogno di altro.
immagine tratta da prideandprejudice05.blogspot.it |
...le loro teste si uniscono, gli occhi sono chiusi, le mani intrecciate, la situazione è di massima intimità, sotto ogni punto di vista (onore a Joe Wright per aver avuto il coraggio di realizzare questa scena attraverso questa inverosimile, azzardatissima ma sinceramente azzeccatissima deroga non solo al romanzo ma soprattutto al costume del tempo). E' quello il loro bacio. Non c'è bisogno di spiegarmelo esplicitamente, l'ho già capito, anzi, sono già oltre, grazie.
La mia sensazione, ogni volta che lo guardo, è che effettivamente questo finale sia, sotto ogni punto di vista, "appiccato lì", del tutto fuori tema, stonato, slegato da tutto ciò che abbiano visto fin lì, persino il dialogo appare troppo fantasioso e frettoloso...
Anzi, no.
In questo dialogo c'è l'unica ragione per cui sono disposta ad accettare l'esistenza di questo finale, un piccolo guizzo luminoso e prezioso dell'arte dei suoi realizzatori...
"Come ti devo chiamare?", chiede Darcy.
Le alternative che Lizzy propone a Darcy sono nel segno dell'ironia e della complicità: Lizzie per tutti i giorni, my pearl per la domenica, goddess devine solo per occasioni davvero speciali...
"E quando sono arrabbiato? Mrs Darcy?"
No! - e così gridiamo anche noi con lei - No.
You may only call me Mrs Darcy when you are completely, perfectly, incandescently happy.
Sì, sì, sa un po' troppo di zucchero. Eppure, è una verità inconfutabile, forse lapalissiana ma che improvvisamente dà a questo "finale appiccicato" la sua giusta tonalità.
Pensandoci bene, se io fossi Lizzy - questa donna dal cervello fallibile ma vivacissimo ed irresistibile, che ha lottato e vinto, coltivando e affermando la propria autodeterminazione ed ha finito col conquistare il cuore e l'anima di cotanto compagno di vita, Darcy - la cosa più bella al mondo sarebbe, senza dubbio, essere chiamata da lui secondo ciò che definisce appieno i contorni di questa unione, in cui io resto io pur diventando qualcos'altro, con lui: semplicemente, Mrs Darcy.